RITO DI ASCENSIONE
E’ un rito di passaggio in diverse culture. In genere significa il proprio ingresso nell’età adulta.
L’Età Klingon dell’Ascensione è il momento in cui un bambino klingon diviene ufficialmente un guerriero. È un rito che si celebra in due parti.
Il primo rito dell’Ascensione deve essere compiuto dall’età di 13 anni. Il giovane klingon deve dichiarare la sua intenzione di diventare un guerriero accendendo le candele Kor’Tova, a simboleggiare il fuoco che brucia dentro il cuore di un guerriero.
Fatto questo al giovane klingon verranno insegnati i rituali e le credenze klingon che lo formeranno e lo guideranno negli anni a venire. Verrà anche preparato per sostenere il secondo rito dieci anni dopo.
La parte finale, il secondo rito di ascensione, comporta l’uso di bastoni del dolore, mentre il celebrante cammina lungo una linea di otto guerrieri, intonando: “DaHjaj SuvwI’e’ jIH. tIqwIj Sa’angnIS.’ Iw bIQtIqDaq jIjaH.” (“Oggi sono un guerriero. Devo mostrarti il mio cuore. Viaggio sul Fiume di Sangue.”). Fatto questo il rito è completo.
La vera prova della forza Klingon è quella di ammettere i sentimenti più profondi mentre si è sotto le scariche dei bastoni del dolore.
È inoltre, se ci fosse bisogno, un momento in cui il giovane klingon viene messo al corrente su cose riguardanti se stesso o la sua famiglia.
Ad esempio il fratello di Worf, Kurn, quando raggiunse l’Età dell’Ascensione, venne messo a conoscenza dal suo padre adottivo Lorgh sulle origini della sua vera parentela.
Il decimo anniversario del Rito dell’Ascensione è un giorno particolare e la cerimonia viene ripetuta come la prima. Worf, ad esempio, fece il primo quando aveva 15 anni e i suoi compagni di equipaggio a bordo della USS Enterprise-D, 10 anni dopo, ricrearono la cerimonia sul ponte ologrammi per concludere il rito.
Ci si può riferire all’Età dell’Ascensione anche come “l’Età dell’Inclusione” ma questo viene usato raramente.
R’UUSTAI
È una cerimonia in cui si onora la memoria del genitore defunto e le due persone coinvolte si legano, anzi, si fondono in un patto di fratellanza che rende le proprie famiglie più forti. In termini terrestri è come se si adottassero a vicenda.
Viene eseguita in genere in un luogo in cui domina la penombra, una sola candela è accesa al centro della sala. Le due persone coinvolte indossano il mantello delle cerimonie e il simbolo dell’Impero.
Entrambe hanno in mano una candela e la accendono contemporaneamente usando l’unica già accesa.
Ognuno accende poi tre candele a testa e pone la candela che avevano in mano ai lati dell’unica candela accesa all’inizio della cerimonia. Le candele rituali sono accese e il membro che entra nel Casato dell’altro riceve una fascia.
Infine, davanti alle sei candele viene pronunciata la frase rituale che li rende fratelli adottivi.
Nel caso i due partecipanti sono entrambi senza madre vengono pronunciate le parole:
“SoS jIH batlh SoH” per onorare la loro memoria.
Questo rituale può anche essere fatto per accogliere nel proprio Casato il figlio di un ufficiale morto sotto il proprio comando.
Può essere confuso con il rito in cui un klingon (o non klingon) viene invitato ad entrare in un Casato perché il suo è ormai estinto. In questo rituale viene versato del sangue sul simbolo del Casato che offre l’invito, tagliando il palmo della mano con un coltello, poi viene versato un liquido infiammabile e viene arroventato. Il klingon senza Casato prende questo simbolo e, bruciandosi la mano, applica il logo sulla sua divisa.
Tutta questa procedura non viene eseguita nel R’uustai.
IL DIRITTO DELLA VENDETTA
È una tradizione d’onore che può essere rivendicata quando un klingon cerca vendetta contro un altro.
Da notare che qualsiasi Klingon, anche uno che ha ricevuto il disonore, può rivendicarlo. In special modo se la persona da vendicare è il suo/a Par’Mach’kai (compagno/a).
Il diritto di vendetta può anche essere esercitato su un qualsiasi membro di una famiglia che ha cospirato (o compiuto azioni simili) per togliere l’onore ad un altro Casato innocente.
Il capo del Casato offeso può decidere se prendere la vita di questa persona o risparmiarla.
Secondo il Dahar Master Kor “Un Klingon che si nega il Diritto della Vendetta non è affatto un klingon” ma la decisione presa dal capofamiglia deve essere rispettata da tutti, persino dagli altri membri della famiglia offesa.
MAUK-TO’VOR
È un rituale klingon che permette a un Klingon di uccidere un fratello ingiustamente disonorato per ripristinare il suo onore nell’aldilà e garantire il suo ingresso in Sto-vo-kor. Il rituale richiede l’uso dell’incenso Adanji e prevede che un fratello affonda un pugnale Mevak nel petto dell’altro. Questo rituale è simile al suicidio assistito rituale (Hegh’bat) ed è vietato nella Federazione. Mentre il Mauk-to’Vor viene praticato in caso di disonore, il rituale Hegh’bat viene compiuto nel momento in cui un guerriero viene ferito e non può ricevere cure mediche adeguate a riportarlo al 100% del recupero fisico (come una paralisi) o, quantomeno, ad uno stato poco debilitante che non rappresenti un peso per la sua famiglia e il suo casato.
YA’NORA KOR
È un rito Klingon che viene esercitato dal gin’tak di un Casato. Il gin’tak è una posizione di autorità all’interno di un Casato Klingon riservata ad un consulente di fiducia. Questa persona è assolutamente fidata e può persino diventare membro del Casato se serve. Il gin’tak mette il bene del suo Casato al di sopra di ogni altra cosa, anche della sua vita e del suo onore personale. Il ya’nora kor permette al gin’tak di mettere in discussione l’idoneità del capo di una famiglia di prendere decisioni, in particolare quelle che hanno un impatto diretto sulla posizione della casa, sul suo futuro o su quello dei membri della famiglia come i discendenti.
agg. 28/07/2022
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