Doctor Who

Doctor Who

Titolo originale:
Doctor Who

Paese: Inghilterra
Anno: 1963 – in corso
Stagioni: 39
Episodi: 869 (dato in aggiornamento)
Produttore: vari
Casa di produzione: BBC, BBC Wales
Trasmissione ITA: Rai 1, Rai 4, Jimmy

Interpreti e personaggi

William Hartnell – 1° dottore
Richard Hurndall – 1° dottore
David Bradley – 1° dottore
Patrick Troughton – 2° dottore
Jon Pertwee – 3° dottore
Tom Baker – 4° dottore
Peter Davison – 5° dottore
Colin Baker – 6° dottore
Sylvester McCoy – 7° dottore
Paul McGann – 8° dottore

 

John Hurt – War Doctor
Christopher Eccleston – 9° dottore
David Tennant – 10° dottore
Matt Smith – 11° dottore
Peter Capaldi – 12° dottore
Jodie Whittaker – 13° dottore

di Gabriella Cordone Lisiero

Il titolo della serie televisiva di fantascienza più longeva e di successo (detiene il Guinness dei Primati) dice tutto: “Dottore chi?” Una domanda la cui risposta è allo stesso tempo semplicissima e complessa.

È infatti un po’ problematico illustrare a chi non la conosce cosa sia questa serie TV, il cui primo episodio venne trasmesso il 23 novembre 1963 e che, dunque, nel 2013 compirà ben 50 anni. Per provarci cito le parole di David Tennant, uno dei più apprezzati interpreti della serie:

“Doctor Who è difficile da spiegare senza sembrare folli. Io direi… guardatevi un episodio, a quel punto avrà tutto perfettamente senso! Non posso spiegarlo, non sarebbe la stessa cosa.”

Insomma, guardatelo e capirete! È vero, però si può tentare di fare di meglio! Neil Gaiman, autore di storie eterne come Sandman, American Gods e Coraline e anche sceneggiatore di un episodio di Doctor Who, descrive così la serie:

“C’è una cabina blu, più grande all’interno che all’esterno. Può viaggiare dovunque nel tempo e nello spazio e a volte arriva proprio dove dovrebbe.
E quando arriva, c’è un tipo chiamato il Dottore, e qualcosa andrà storto. Lui farà del suo meglio per rimediare e probabilmente ci riuscirà perché è fichissimo.”

Gaiman dà qualche indizio in più, ma anche lui non fa piena chiarezza. Torniamo indietro, allora, e cerchiamo di capire che serie sia Doctor Who leggendo la primissima presentazione apparsa su Radio Times (il Sorrisi e Canzoni britannico) quando la serie partì nel 1963.

“Doctor Who? Doctor Chi? È proprio questo il punto. Nessuno sa di preciso chi sia questo misterioso esule che viene da un altro mondo e da un futuro lontano le cui avventure cominciano oggi. Quello che si sa è che possiede una cabina con la quale può viaggiare nello spazio e nel tempo, anche se (a causa di un difetto della strumentazione) non è mai sicuro di dove effettuerà i suoi ‘atterraggi’. Insieme a lui viaggia la nipote Susan, una strana mistura tra normalità adolescenziale e intelligenza strabiliante. La curiosità degli insegnanti di Susan li porterà inevitabilmente a intrecciare le loro vite con gli strani viaggi del Dottore e i quattro viaggiatori, nelle storie seguenti, si troveranno in ogni punto del tempo: passato, presente e futuro. Visiteranno una galassia distante dove la civiltà è stata distrutta dalla bomba al neutrone o si troveranno a viaggiare verso il Catai insieme a Marco Polo. L’intero cosmo è la loro casa.”

In queste parole, finalmente, c’è la summa di quello che è Doctor Who: un esploratore alieno dello spazio e del tempo che se ne va in giro per l’universo insieme a dei compagni umani capitati con lui per caso o scelta su un veicolo spazio-temporale. Semplicissimo e complesso allo stesso tempo.

L’ambientazione della serie è quindi ampissima e in effetti non si può definire come pura fantascienza, o fantasy, o educativa… perché è tutte queste cose insieme. Di sicuro le storie narrate nel corso di questi quasi 50 anni hanno portato gli spettatori a capire che sono due le grandi “categorie” di avventure della serie: quelle di ambientazione storica e quelle di ambientazione spaziale. Le prime sono quelle in cui Dottore e compagni incontrano veri personaggi storici (da Marco Polo a Charles Dickens, dalla Regina Nefertiti al presidente Nixon), le seconde quelle in cui gli autori si divertono a inventare gli alieni più disparati, “mostri” della settimana che prendono forma di insetti, blob gommosi, piante senzienti, ragni giganti, robot alieni e chi più ne ha più ne metta. Il tutto condito con classiche storie di invasioni aliene sulla Terra. A volte la narrazione presenta pericoli solidamente legati alla Storia (gli Aztechi e i loro sacrifici umani, la seconda guerra mondiale), a volte presenta ostacoli bizzarri e divertenti (un alieno “assorbipersone” o manichini da vetrina che prendono vita), ma sempre con un misto di terrore, meraviglia e umorismo.

La serie è nata, e continua ad essere, un prodotto destinato alle famiglie con bambini e, in puro stile britannico, è strutturata per far prendere dei “sani spaventi” ai piccoli. L’uomo nero delle favole è l’ispirazione principale per la creazione degli alieni di Doctor Who che devono spingere i bambini a nascondersi dietro al divano, protetti dai loro genitori che si divertono con loro. Come tutti i buoni prodotti per ragazzi, però, anche Doctor Who ha molti livelli di lettura, morali, scientifici e storici, che possono intrigare anche gli spettatori adulti. Il fatto che il Dottore sia un alieno (un Signore del Tempo, per essere esatti) lo porta infatti spesso e volentieri a essere un giudice spietato dei comportamenti negativi dell’umanità, ma anche un feroce sostenitore delle qualità migliori degli esseri umani, tanto che la Terra è di fatto la sua seconda casa. La “morale della favola” c’è in quasi tutte le avventure del Dottore, che spesso diventa il fautore di eventi cruciali (positivi o negativi, storici o inventati) della storia umana.

L’unica cosa che potrebbe rivelarsi insoddisfacente per i palati che amano la fantascienza più rigorosa è proprio la scienza, che viene spesso e volentieri piegata alle necessità narrative. Non aspettatevi la plausibilità di uno Star Trek, insomma, perché da questo punto di vista Doctor Who scatena la fantasia quasi senza limiti. E lo fa a partire dalle due caratteristiche fondamentali della serie, che bisogna tener presente quando si voglia cominciare a vederla: il Dottore non ha sempre la stessa faccia e la tecnologia dei Signori del Tempo… è più grande all’interno.

Doctor Who ha avuto molti interpreti, ma un solo personaggio protagonista: il Dottore. L’unico e il solo. Anche se non è immortale, il Dottore ha più di mille anni, perché, come tutti i Signori del Tempo, può rigenerarsi. Se vicino alla morte, può decidere di usare le energie residue per cambiare ogni singola cellula del proprio corpo e “rinascere” trasformandosi in un altro uomo, con fattezze diverse e anche con una personalità leggermente diversa. I ricordi restano, il volto e il corpo cambiano. Questa è uno dei “trucchi” per cui Doctor Who ha potuto vivere così a lungo come serie: quando il primo attore interprete del Dottore decise di lasciare la serie per dedicarsi ad altro i produttori decisero di non sostituire il personaggio, ma solo il suo interprete. Una mossa che si rivelò non solo vincente, ma fondamentale per lo sviluppo della serie e ne divenne una delle peculiarità. Ogni attore, nel corso dei decenni, ha vestito i panni del personaggio in modo diverso rinnovando la serie a scadenza di tre o quattro anni. Stessa cosa per i compagni che, pur non rigenerandosi, si sono susseguiti a bordo del Tardis ognuno con le proprie personalità. Questo continuo rinnovamento ha mantenuto la serie fresca e originale.

La tecnologia “più grande all’interno” fa del Tardis una delle astronavi più iconiche della storia della fantascienza. Trascendendo i limiti dimensionali, infatti, questa astronave immensa (non si contano i corridoi e le stanze, tra cui una libreria, una piscina, un guardaroba…) si presenta come una semplice cabina blu della polizia britannica di poco più di un metro quadrato di base e un paio di metri d’altezza. Una cabina che, negli anni sessanta quando la serie partì, era veramente presente nelle strade del Regno Unito e che è diventata il secondo protagonista della serie. Anche il Tardis (o meglio… la Tardis, perché è un’astronave, e come tale femmina) si rigenera, cambiando il proprio aspetto interno (e nei dettagli anche esterno) e rinnovandosi dunque per le diverse generazioni di appassionati che si susseguono davanti allo schermo.

Senza entrare ulteriormente nei dettagli, concludo dicendo che, pur con i normali alti e bassi di qualsiasi produzione televisiva, Doctor Who si è dunque mantenuta fresca e giovane, rigenerandosi come il suo protagonista tanto da tagliare un traguardo finora riservato solo alle soap opera. Cinquant’anni di buona televisione di fantascienza, che acquista anno dopo anno sempre più appassionati e che oggi torna a visitare l’Italia… conquistandola questa volta! Se nel 1980 il passaggio del Dottore sulla nostra TV si lasciò dietro una piccola nicchia di appassionati, oggi sono migliaia i fan che si appassionano alla serie e alla sua lunga storia. Anche perché, al contrario di una soap, si può cominciare a vedere Doctor Who in qualsiasi momento, a partire da qualsiasi episodio. A parte rarissime eccezioni, infatti, non ci sono cose che bisogna sapere per godere delle avventure del Dottore (in una qualsiasi delle sue versioni) e dei suoi compagni d’avventura. Insomma, anche se gli episodi in onda in questo periodo sono interpretati dalla “faccia numero Undici” del Dottore, non è necessario conoscere le altre dieci per cominciare a guardare Doctor Who!

Se poi siete curiosi e volete “studiare” prima di guardare qualcosa, il sito dei “Doctor Who Hermits United” è nato proprio per questo: un riferimento in italiano con tutte le sinossi di tutte le avventure finora vissute dal Dottore, con pagine sui nemici più ricorrenti e sui compagni. Un sito continuamente in aggiornamento, anche se lento, da cui potrete poi (se vorrete) accedere anche ai luoghi virtuali di incontro tra appassionati. Buona visione! www.doctorwhoitalia.it

pubblicato su Fantazone n° 24 – febbraio 2013
immagine di copertina: www.deviantart.com/vvjosephvv/art/Doctor-Who-Poster-2-801813899

Star Trek: Discovery – 4×04

Star Trek: Discovery – 4×04

di Alessio Candeloro

Eccomi a voi con la recensione dell’episodio 4×04 “All is possible”.
Dopo una settimana dall’ultima missione (con mamma Burnham), il capitano apre l’episodio con il classico: “Diario del Capitano”, e scopriamo che siamo in data stellare 865661.2, Wooooow, bellissimo sentirlo. E ora tutti a fare i calcoli su mese, giorno mi raccomando che al prossimo post vi interrogo.
Poi ordina a tutti di fare attività ricreative per svagarsi un po’.
L’unico a rimanere al lavoro è Stamets che vuole risolvere il mistero dell’Anomalia di Materia Oscura. In realtà resta in servizio anche Culber che vediamo svolgere a pieno titolo (anche se credo nessuno nella Flotta gli abbia conferito il ruolo) l’attività di Consigliere. E lo fa alla grande. Prima con Tilly (in questa stagione eterna indecisa sulla carriera da prendere) e poi con Book. Lo vuole aiutare a elaborare il lutto per la sua grande perdita. Con lui parlano di come far uscire le emozioni, come vivere il dolore, come smettere di avere la faccia triste, come non far preoccupare il capitano che poi si distrae durante le missioni ecc. 🤣🤣Book dice che era il loro pianeta (quello di Decathlon) a guarirli. Con rituali come il “Kwei’tholum’kwei”, fatto nelle foreste “Tulí”, vicino al fiume “Mameckx’sha” con le tempeste “Naillem’kwai”…cioè…veramente? Ma questi nomi come vengono in mente agli autori? Dai, o sono nomi di prodotti Decathlon, cambiando l’ordine di vocali e consonanti, o sono nomi svedesi contorti di mobili Ikea (in qualche modo il pianeta andava arredato no?). Altre spiegazioni non ci sono.🤣
Mentre con Tilly è stato semplice: “Prima capisci cosa vuoi fare visto che negli ultimi due episodi hai pensato a carriere alternative come: Suora mazzulatrice, Giardiniera all’accademia, Diplomatica, Esca per piani strampalati. Ora mi dici anche che vorresti fare il dottore. Calma. Quando l’avrai capito, seguirai la carriera giusta. Nel frattempo, vai a fare una esercitazione promossa dal dottor Kovich sullo spirito di gruppo tra cadetti. Grazie, sono 20 strisce di latinum. Avanti il prossimo!”💵
Con Book la faccenda è un tantino più complicata tanto da dire alla sua segretaria (dai, Culber avrà sicuramente una segretaria) “Mi cancelli tutti gli appuntamenti della giornata.”
Nel frattempo, Burnham e Saru vengono invitati (diciamo invitati ma era un ordine della Presidente “di ferro” Rillak) alla conferenza per l’entrata di Ni’Var nella Federazione dopo 4 mesi di trattative.
La scusa ufficiale è che l’ammiraglio “brizzolato” Vance è in malattia (non ci crede nessuno. Nemmeno noi che guardiamo l’episodio🤥) e bisogna avere una presenza della Flotta. Dico io, ma non ci sono altri ammiragli nella Flotta? Boh.
Comunque, tutti tirati a lucido, si va su Ni’Var (che ci presenta l’architettura dei palazzi stile film Star Trek Reboot del 2009) e, sul più bello della conferenza, quando ormai mancava solo mettere l’impronta delle due presidenti, Rillak e T’Rina, sul trattato, la vulcaniana decide di voler mettere un nuovo emendamento. “Nel caso di megaipersupergrandi problemi, tipo l’anomalia di materia oscura, altri disastri o se la Federazione non ascolta più i nostri problemi, noi possiamo beatamente ritirarci dal trattato senza conseguenze. “Chi si è visto si è visto, buone cose cumpà!”
Rillak, giustamente, non ci sta. E tutto sta per saltare quando ecco che Burnham “mi infilo in ogni discorso” si intromette dicendo che forse sarebbe meglio trovare un compromesso. Rillak la guarda male. T’Rina crede sia una cosa logica ma impossibile. Ni’Var nella Federazione, tutto da rifare. Ma nooooooo.
Intanto Tilly (che si è portata dietro Adira) assume il comando di una squadra di tre cadetti per creare spirito e lavoro di squadra.
La situazione è semplice. Si va su un pianeta deserto, si fanno delle analisi, si scansiona qualcosa, un bel falò, si canta tutti insieme “Row row row your boat” (ah no, quello è stato già fatto nel franchise) e poi la USS Armstrong ci raccoglie e siamo tutti contenti.
Ma che, ci credi?🤥
Ci scontriamo con dei raggi gamma e la nostra navetta finisce sulla luna di ghiaccio Kokytos di classe L. Vuoi che un po’ di ghiaccio fermi i nostri eroi?
Certo che no.
Quindi aggiungiamo che il tenente che pilotava la navetta (forse l’unico vero esperto della spedizione) ci lascia le penne. Bisogna spegnere la navetta perché gli insettoni blobbosi del pianeta sono attirati dai campi elettromagnetici come le frequenze usate dalla Flotta (se la fortuna fosse liquida i membri della Flotta Stellare ci si potrebbero tranquillamente ubriacare). Idea di Tilly: raggiungere un crinale e chiamare la USS Armostrong che li potrà salvare. Tutti titubanti ma tutti si parte lo stesso. In più aggiungiamo che il cadetto umano, la giovane Val Sasha, non ha mai lavorato con non umani, il cadetto tellarite Taahz Gorev odia tutti gli orioniani compreso, quindi, il cadetto Harral.
Vai a fartela questa attività ricreativa Tilly, ti divertirai un sacco.🤣🤣
Nel frattempo, sulla Discovery, Gray resta nel suo alloggio a coccolarsi il suo nuovo corpo e fare esercizi Zhian’tal. Anche lì, ma la funzione di questo personaggio, verrà mai svelata?🤔🤔 Diciamo che lo trovo poco funzionale alla trama.
Book fa mandala con sabbia di materia programmabile arrabbiandosi tantissimo all’inizio. Ma poi migliora e intanto parla con Culber. Altri passi verso la guarigione.
Sulla luna di classe L Adira resta quasi bloccata da del ghiaccio che sembra quasi vivo ma il lavoro di squadra (evvai ce l’abbiamo fatta!!) la tira fuori dai guai e, per alcuni minuti, tutto il gruppo lavora sulle loro differenze e pregiudizi. Il tellarite odia gli orioniani (Harral compreso) che, con la Catena Smeraldo, affamavano il suo popolo fino alla morte. Ma poi si scopre che il padre del ragazzo dalla pelle verde era Bashorat Harral. Attivista per i diritti. Prigioniero politico della Catena Smeraldo e morto prima della sua frantumazione. Insomma, in quel momento il pianeta non era più ostile e gli insettoni blobbosi si stavano riposando sottoterra. Poi via, di nuovo verso il crinale.
Su Ni’Var Burnham parla con Rillak e Saru con T’Rina (che in questo episodio tira certe occhiate così emotive e chiare al kelpiano che all’85% dei telespettatori è scattato il Pon Farr🤯) per scoprire se è possibile trovare un punto d’incontro per evitare che tutto fallisca e Ni’Var possa rientrare nella Federazione.
Sembra che Rillak non voglia sembrare debole agli occhi dei suoi alleati nella Federazione e non creare un precedente accettando l’emendamento di Ni’Var. T’Rina invece dice che ha dovuto chiedere l’emendamento perché i puristi della logica (un gruppo nel governo di Ni’Var) si sente più al sicuro con tale documento.
Come unire le due cose e stappare una bella bottiglia di Champagne (vitigno Picard ovviamente🍾) di Porto Vulcaniano🥃, Birra Romulana🍺 o altra bevanda tipica nel 3190?
A Burnham e Saru il compito di scoprirlo.
E tante grazie al Presidente Rillak e alle sue fantastiche idee.
Su Kokytos finalmente si arriva sul crinale ma, se si attivano i comunicatori gli insettoni blobbosi arrivano subito.
Come fare?
Ci vuole un piano.
“Ok ragazzi. Quattro si salvano e uno corre attirando gli insettoni rischiando la pelle e facendosi teletrasportare dalla Armstrong all’ultimo secondo. Vado io che sono la più veloce!” Dice Adira pronta a immolarsi.
“Ottima idea. Ma vado io” risponde Tilly.
Ora. Scusate. Ma avete un orioniano e un tellarite atleticamente perfetti. Cavolo tra un po’ si vedono i muscoli da sotto l’uniforme. E ci vogliono andare loro due? Va beh. I cadetti stanno zitti e Adira deve ubbidire all’ordine del tenente Tilly.
Altra carriera per Tilly. Maratoneta.🏃‍♀️
Scappa, viene inseguita, i cadetti chiamano la nave. Nessuna risposta. I cadetti sparano agli insettoni (attirandone uno), Tilly corre come mai in vita sua e intanto spara anche lei. I cadetti richiamano la nave: “Ci dispiace. Al momento non siamo in orbita. Riprovate più tardi!” No scherzo. La nave risponde teletrasportando loro e, all’ultimo nanosecondo, anche Tilly.
Su Ni’Var Burnham prende la parola e propone ai due presidenti un Comitato che, in modo imparziale, guidi il processo di riunificazione in modo da accontentare tutti e non favorire nessuna delle due parti. Lei è umana, cresciuta su Vulcano e addestrata alla logica ma cittadina della Federazione e ufficiale della Flotta Stellare.
Quindi il Comitato è lei. Ma allora chiamalo Arbitro. Va beh. Come sempre, risolve tutto lei.
Con queste premesse Ni’Var rientra nella Federazione. Si stappa ogni bottiglia del pianeta più quelle portate da Rillak.
La Presidente della Federazione dice a Burnham che sapeva dell’emendamento di Ni’Var perché qualcuno l’aveva avvisata. T’Rina.
Serviva una terza parte che potesse riunire le due parti.
Ed ecco il tempestivo, provvidenziale, attacco di squaraus alieno dell’ammiraglio “brizzolato” Vance e l’arrivo di Burnham e Saru.
Inoltre, le dice che J’Vini sconterà la pena nel monastero di P’Jar insieme a mamma Burnham che la seguirà passo passo.
P’Jar ha forse qualche affinità con P’Jem? Forse il nome nuovo dopo la ricostruzione? Speriamo di scoprirlo. Questo sarebbe l’ennesimo collegamento con la serie Enterprise. Una coincidenza? Io non credo.🤔
Saru, intanto, si fa insegnare la meditazione vulcaniana dalla Presidente T’Rina.
Ehi ragazzi, lo so cosa state pensando.
Frenate il Pon Farr.🤯
E poi lo sapete: “Ciò che succede a Ni’Var, resta a Ni’Var”.😉
Tornati sulla Discovery (con Saru visibilmente più contento) Tilly aspetta Burnham nel vecchio alloggio che condividevano quando “l’ammutinata” era salita a bordo.
Le comunica che ha deciso di accettare l’offerta di Kovich di insegnare all’Accademia e quindi lascerà la nave.
Infatti, poco dopo, saluta tutti nell’hangar navette (oddio, tutti. Molti non c’erano) e parte per una nuova avventura.
Io rimango convinto che diventerà il nuovo Boothby.
Comunque posso dire, specialmente in questa stagione, il personaggio di Tilly mi piaceva sempre meno e, sono felice che esplorerà nuove possibilità. Sicuramente tornerà. E speriamo migliore di come è oggi…o domani, visto che siamo nel 3190.
Adira torna, saluta Gray (che continua a non fare nulla) e trova nel suo alloggio una palla di vetro con neve🔮. All’interno un modellino dell’Enterprise NX-01 (guarda caso) e, sulla base, la scritta “All is possible”.
Vero, in Star Trek tutto è possibile. Anche che Tilly cambi carriera (grazie autori) e che Adira prenda il posto di Tilly (eh ma belin).
Nel complesso un buon episodio che mi è piaciuto.
Ora vorrei vedere anche la Terra ritornare nella Federazione e, finalmente, avere qualche dato in più sull’anomalia di materia oscura.
Sapete com’è, il pericolo incombe e bisogna salvare l’universo. Di nuovo.
Non è che l’equipaggio della Discovery porti un po’ sfiga?🤘
Ci sentiamo al prossimo episodio.🖖🖖🖖😊
Star Trek: Discovery – 4×03

Star Trek: Discovery – 4×03

di Alessio Candeloro

Eccomi a voi con la recensione dell’episodio 4×03 “Choose to live”.
Per iniziare vediamo una nave, la USS Credence che arriva nell’orbita di un pianeta. Devo dirvi che il design della nave non mi è dispiaciuto per niente, anzi. Qui vediamo il primo ufficiale, Patrick Fickett che si organizza con gli abitanti del pianeta per la consegna di un carico di dilitio. Flotta Stellare sempre più in versione corriere Amazon. “Si salve, abbiamo del dilitio per voi. Lo lasciamo in ascensore.”
Sul più bello, a scudi scesi, si materializzano dei personaggi. Gli ufficiali della Flotta vengono tutti tramortiti anche con prese al collo vulcaniane. Il primo ufficiale non ci sta. Non si farà rubare il dilitio e qui, il capo degli aggressori dice la frase: “Scegli di vivere”, il famoso motto delle Qowat Milat. La famosa sorellanza picchiatrice romulana, ormai nivariana. Che poi, diciamocelo, quella frase fa molto film di Clint Eastwood, “Coraggio… fatti ammazzare”. Perché prima tramortiscono tutti, e dopo quella frase Fickett viene passato per le armi. Belin.
Ovviamente questo furto innesca una riunione con:
Ammiraglio “brizzolato” Vance
Presidente Federazione Rillak
Presidente Ni’Var T’Rina
Capitano Michael Burnham
Si scopre che il capo dei ladri è J’Vini, una della sorellanza (si scoprirà più avanti che fu lei a soccorrere e salvare la mamma di Burnham). Non si sa perché abbia rubato il dilitio ma si decide per una bella missione congiunta Federazione/Ni’Var per catturarla.
Quindi appare mamma Burnham. Insieme ad un’altra consorella e due ufficiali della Flotta si andrà alla ricerca della romulana.
Qui scopriamo che nel dilitio rubato c’era un segnalatore e quindi basterà tracciarlo e troveremo la suora/assassina. Per una buona missione sotto copertura ci vuole una nave quindi Micheal viene incaricata di trovare un mezzo, perciò….. “Book, posso prendere la tua nave? 😍😍😍“. Ovviamente lui dice di sì e informa il capitano di stare lavorando con Stamets per capire meglio l’anomalia. L’ufficiale della Flotta pensa sia un tunnel spaziale primordiale. Ma manca un elemento. I tachioni. Ci vuole un aiuto. Così il capitano dice loro che l’Istituto delle Scienze di Ni’Var è lieto di aiutare. Così i due decidono di andare sul pianeta.
Nel frattempo Tilly parla con Saru dicendogli che, dopo aver parlato con Culber, vuole uscire dalla sua comfort zone e provare cose nuove. Quindi gli chiede di poter annaffiare i suoi fiori. Lui acconsente basta che non tocchi una particolare pianta se in fiore. “Tilly non toccarmi la pianta…. 🤔🤔“. Va beh, ci torneremo.
Da qui si passa in infermeria (mille sottotrame in questo episodio) dove il nuovo corpo di Gray è pronto. Ma per fare il rituale Zhian’tara (per trasferire le memorie da un corpo a un altro) ci vuole un guardiano. E così, in versione olografica, ecco riapparire il guardiano Xi. Belin questi ologrammi del 32°secolo fanno proprio tutto. Ovviamente, prima di procedere, bisogna sapere se anche il simbionte Tal è d’accordo. E siccome anche lui si sarà annoiato dei discorsi tra Adira e Gray, dà il benestare.
Altro cambio scena (starci dietro è un lavoro a tempo pieno) e troviamo Saru e Burnham che passeggiano allegramente per la nave e, ad un certo punto, lui se ne esce con questa pensata: “Suggerirei di portare con lei Tilly”. Lei lo guarda in modo strano del tipo: “Sto per scontrarmi con una che picchia come un ferraio, con dei mercenari al seguito e tu mi dici di portare con me l’unica che di combattimento non sa nulla?”
Lui subito giustifica la sua uscita col fatto che lei può essere un’ottima diplomatica. Va beh, ci portiamo Tilly. Che, bisogna dirlo, in queste puntate la vedo un bel po’ fuori fase. Come ho sempre detto il personaggio mi piace poco, perciò se trovasse una nuova carriera non mi strapperei i capelli. E magari potrebbero far tornare il comandante Nhan che era davvero un bel personaggio che poteva essere sviluppato ancora molto.
Sulla nave di Book (finalmente siamo partiti per la missione), mamma Burnham dice che bisognerà scendere senza phaser. Ma sì dai, rendiamo la missione sempre più facile. Al capitano e Tilly viene consegnata una spada. E nel giro di dieci secondi capiamo lo sguardo di prima del capitano all’idea di Saru. Mentre sono in viaggio (tracciatore nel dilitio così sappiamo dove andare) Tilly rimane affascinata dalla sorellanza (dai, altra cartiera da prendere in considerazione).
Raggiunta la destinazione, una luna in orbita intorno ad un pianeta, scoprono che il segnale proviene da una cavità interna. Ma prima di scendere vengono assalire sulla nave dai mercenari. Vengono fermati, ma la suora che accompagnava mamma Burnham ci lascia le penne. Appare J’Vini, in versione olografica (belin come viene sfruttata questa tecnologia) e dice loro di non seguirla, anzi: “Scegliete di vivere”. In pratica: “Chi è il prossimo che vuole essere affettato/trafitto?”
Ovviamente decidono di seguirla.
Poi si torna sulla Discovery.
Adira non sente più i ricordi di Gray. Ma lui non si sveglia. Sarà andato a buon fine il trasferimento? Bisogna aspettare. Allora Culber la porta a fare un giro per distrarla.
Quindi abbiamo:
Dottore + ingegnere + bar = freccette.
Ah, che bel richiamo ai mitici Bashir e O’Brien😊😊😊.
Tornando al capitano, si scopre il cadavere di un alieno e che la luna è, in realtà, una immensa nave (e qui la memoria corre a Star Wars e a Spazio 1999).
C’è un piccolo battibecco tra il capitano e sua mamma e Tilly fa l’unica cosa giusta. Fa da diplomatica e rasserena gli animi. Diplomazia spaziale, altra carriera da prendere in considerazione.
Su Ni’Var Stamets sottopone la questione agli scienziati che, dopo un piccolo riposino (che loro chiamano meditazione), rispondono che la sua teoria non ha prove e quindi sarà altro. Mentre gli scienziati riposano (volevo dire, meditano), T’Rina capisce che Book è triste e gli offre un alimento caldo. E vi giuro che per un momento ho pensato che lei fosse in realtà Sheldon Cooper. Mancava solo la doppia pacca sulla spalla e il “Su, su!”
Ma la nostra vulcaniana ha un’idea. Fare una fusione mentale con Book che è l’unico testimone della distruzione del suo pianeta. Magari ha visto i classici bagliori blu dei tachioni.
Sulla nave luna scopriamo che è una gigantesca capsula di salvataggio e rubare il dilitio era l’unico modo per salvare l’intera specie al suo interno. In caso l’anomalia fosse comparsa si poteva fuggire. Così J’Vini prende il posto di Taglonen, l’Abroniano (è il nome della specie) che faceva da guardia al suo popolo. Perché bisogna dirlo. Quando una specie è fortunata, è fortunata. Non solo il loro mondo natale è esploso, ma la loro biomateria è ricca di latinum (non fatelo sapere ai Ferengi) e quindi molti predoni li cacciano e li uccidono per quello.
Burnham, decide di tendere una trappola alla romulana. Usando Tilly come esca. No no, tranquilli. Potrebbe cambiare carriera, ma non la fanno fuori. Il piano si rivela perfettamente un colabrodo. Infatti mamma Burnham viene catturata e minacciata con la spada alla gola. Vedi aver avuto i phaser? Va beh.
Ma il capitano capisce la situazione. Se gli Abroniani si svegliano e si trasferiscono sul pianeta la “causa persa” che segue J’Vini finirà e tutti potranno vivere.
Domanda: ma se c’è l’anomalia che può arrivare da un momento all’altro, non sarebbe meglio restare sulla nave luna? Tipo “se non riesci ad uscire dal tunnel, arredalo”.
Il capitano riesce a svegliare gli alieni e la romulana si arrende. Su Ni’Var la presidente compie la fusione mentale con Book. Rivediamo l’esplosione del pianeta di Decathlon e, in realtà, dei bagliori blu si vedono. Ma lei dice che non c’è nulla nei suoi ricordi. Errore o T’Rina nasconde qualcosa?🤔🤔🤔
Però la vulcaniana fa anche una bella cosa. Momento emotivo. Sblocca un ricordo di Book su suo nipote cosicché lui possa cominciare a superare il lutto.
Al Quartier Generale della Flotta, J’Vini viene data in custodia alla presidente T’Rina perché, facendo così, il presidente della Federazione spera ci possa essere un rientro veloce di Ni’Var nella Federazione. Sempre più intrighi politici.
A Burnham la cosa non piace e lo dice alla presidente. Lei risponde che, in futuro, J’Vini potrà rispondere dell’omicidio di un ufficiale della Flotta. Anche a Vance la cosa non piace ma, con una poetica analogia musicale, dice che devono aver fiducia in Rillak.
Tilly va a trovare Saru che, nel suo alloggio, sta innaffiando le piante (belin ma quanta umidità nell’alloggio di Saru deve esserci?). Capisce che è stato lui a raccomandarla per la missione e lo ringrazia. E insieme giocano con le piante. Dai, se tanto mi da tanto, Tilly potrebbe diventare il nuovo Boothby con un po’ di impegno. Adesso hanno anche riaperto l’accademia. Sicuramente il posto vacante c’è. Gray, finalmente, si sveglia e (momento coccoloso) ringrazia tutti: Adira, Culber, Xi (che appare prontamente in versione…… Indovinate? Olografica), il lettino su cui era seduto, i tricorder, gli schermi, le porte dell’infermeria. Insomma tutti. Dice che ora può finalmente fare ciò che vuole e vivere. Tradotto, “Ciao Adira”. Infatti lei è la meno contenta di tutti.
Burnham raggiunge Book nel loro alloggio sulla nave di lui (e dateglielo un alloggio sulla Discovery). E, insieme, guardano una versione olografica (evvai ancora con questa tecnologia) della foresta del pianeta di Book. Finalmente riesce a dire anche a lei che comincia a stare meglio.
Che dire, episodio dalle mille sottotrame, non male. Ma non scopriamo nulla di più dell’anomalia. E il presidente di Ni’Var? Avrà mentito sulle luci?
La cosa certa è che gli alieni salvati in questo episodio aiuteranno i nostri eroi, nel finale di stagione, unendosi agli alieni farfalla. Almeno secondo me. E con questo (finalmente direte voi) è tutto. Ci vediamo al prossimo episodio. E se qualcuno vi dice: “Scegli di vivere”, voi correte, correte più forte che potete 🤣🤣🖖🖖🖖
Star Trek: Discovery – 4×01 & 4×02

Star Trek: Discovery – 4×01 & 4×02

di Alessio Candeloro

Buongiorno Trekker.
Come promesso eccomi con le mie consuete recensioni sugli episodi. Bando alle ciance e partiamo col parlare di Discovery 4×01 “Kobayashi Mary” e 4×02 “L’anomalia”.

La quarta stagione comincia alla grande spiegandoci come la Federazione si stia ricomponendo piano piano. Sempre più mondi rientrano nell’alleanza. Tranne Ni’Var, il nostro caro, vecchio Vulcano (più i romulani) se ne sta ancora sulle sue, come disse una volta O’Brien “in finestra”. Però in caso di bisogno (specie dal punto scientifico) è pronto a dare una mano. Dopo che Burnham e Book aiutano gli Alshain, con un riluttante Imperatore Lee’U che si arrabbia di brutto quando sente che la “Regina” Ruggine (Leeu è anche il nome di uno dei gatti che interpretano Ruggine) è stata addomesticata (geniale il riferimento al poema di Data dedicato a Spot, felix catus), si recano al quartier generale della Flotta Stellare. Qui facciamo la conoscenza della nuova Presidente della Federazione Laira Rillak, un ibrido umano/bajoriano/cardassiano che inaugura la riapertura dell’Accademia della Flotta Stellare dopo 125 anni (dal “the Burn”). E qui mi sorge una domanda. Se l’Accademia è chiusa da 125 anni, tutti gli ufficiali della Flotta visti da quando la Discovery è nel futuro, da dove arrivano? Chi li addestra? Boh. Va beh dai, non preoccupiamocene.
Viene anche inaugurato il nuovo bacino spaziale Archer, con tanto di musichetta di ENT che, diciamolo, ha fatto tutti emozionare (e ad alcuni è scesa anche la lacrimuccia 😢.
Poi, siccome stava andando tutto troppo bene, arriva una richiesta di aiuto da una lontanissima base della Federazione: Deep Space Repair Beta Six.
Allora. Tempo che lo dici tutto è finito l’episodio. Poi, io ogni volta che sento Deep Space spero sempre di sentire Nine. E dai su sceneggiatori, avete reso omaggio alla Voyager, a Nog, ad Archer, fate un piccolo sforzo e fatelo anche per DS9.
Comunque, essendo lontanissima (ma visto il casino successo 125 anni prima bisogna per forza fare le basi così lontano che tanto non le potevi raggiungere? Bah) solo la Discovery può raggiungerla e portare soccorso.
E a questo punto credo che la maggior parte dell’equipaggio della nave farà richiesta di trasferimento. Succede un casino e chi manda l’ammiraglio? La Discovery ovviamente.
Arrivati sul posto vedono questa stazione che gira come una trottola nello spazio. Una immensa (ma non si sapeva ancora quanto grande) distorsione ha distrutto cose e spinto la stazione. A bordo troviamo il comandante Nalas, nativo di Akoszonam. Praticamente uno che non vede il suo pianeta da anni (forse fare una base così lontano, visto che non si esplorava e non avevi dilitio, era inutile). Tra l’altro non è la prima volta che vediamo questa specie. Nello Short Trek “Children of Mars” (che vi consiglio di vedere perché è stupendo), una delle bambine protagoniste, Kima, è originaria di quel pianeta.
Basta divagare Ale. Avete ragione, scusate.
Ovviamente la Discovery, con una manovra EVA del suo capitano, che fa indispettire la Presidente che si trova a bordo della nave (perché sai, un neo eletto presidente dove decide di recarsi in un suo tipico giorno di lavoro? Su una nave che deve svolgere una missione di soccorso ad alto rischio visto che non si conosce la causa del problema), salva l’equipaggio della stazione, tra i quali un Luriano. Sarà più chiacchierone di Morn? Nel dubbio, anche a lui, non hanno fatto dire una parola.
Ma siccome la fortuna accompagna Nalas da decenni, muore schiacciato da dei detriti sul ponte dell’hangar della Discovery.
Burnham voleva salvare tutti e invece, come ci insegna il test della Kobayashi Mary, non sempre è possibile.
E qui scopriamo la vera ragione per la quale la Presidente Rillak è a bordo. Capire se Burnham poteva assumere il comando della nuova USS Voyager NCC 74656-J.
Dopo attenta valutazione da parte del Presidente (ma non dovrebbe essere il Comando di Flotta a decidere le nomine, le promozioni ecc del personale della Flotta Stellare? Altro boh) il nome della nostra eroina viene depennato dalla lista per il suo “bisogno patologico di salvare tutti visto il trauma infantile subito”. Che è un po’ come dire: “siccome vuoi salvare tutti non credi negli scenari senza via d’uscita”. Kirk ci ha costruito una carriera su quella convinzione. Evidentemente nel 3190 ricordano il test della Kobayashi Maru ma non l’unico (da quel che sappiamo) che l’ha superato.
P.S. Per chi se lo stesse chiedendo, dopo indagini, ho scoperto che Burham poteva essere benissimo a conoscenza del test visto che agli inizi del 2250 era già in uso all’Accademia.
Ora abbiamo un problema da risolvere. Quale anomalia ha fatto spostare la stazione, distrutto corpi celesti ecc? Dobbiamo scoprirlo.
Che voglio dire, ma non bastava il “the Burn” della scorsa stagione? Nel 32° secolo solo mega anomalie distruttive? Cioè ragazzi, fate un giro intorno al sole e andate in un altro tempo (si può fare. Episodio TOS “Domani è ieri” e il mitico film “Rotta verso la Terra”) perché qui solo casini.
Ma siccome non era ancora arrivata la parte emotiva in due episodi… Rullo di tamburi… Eccola:
Il pianeta Kwejian (che io continuo a sostenere essere il pianeta dove creano gli articoli di Decathlon) esplode a causa della stessa anomalia che aveva scagliato via la stazione che però era stata presa solo di striscio. Invece il pianeta viene preso proprio in pieno.
Book, molto probabilmente è l’unico sopravvissuto della sua razza.
Ma ogni disgrazia ci fa comprendere meglio l’universo. Quindi scopriamo che l’anomalia (grande 5 anni luce) si sposta. Una cosa così distruttiva volevi che rimanesse ferma? 😂😂😂 Ma no. Mettiamoci che ogni sistema stellare nella sua traiettoria potrebbe essere polverizzato.
Notare come questo accade appena dopo che dei pianeti si stanno riunendo alla Federazione.
Sarà forse un’arma di qualche nemico che non vuole che questo accada?
Lo pensammo anche la scorsa stagione col “the Burn”. E invece era stato un bambino kelpiano piagnone😔.
Quindi tranquilli ragazzi. Restiamo sull’anomalia naturale e iperdistruttiva e vedremo.
Ovviamente, per capire la traiettoria del fenomeno, bisogna recuperare i dati. Come fare?
Bisogna buttarcisi dentroooooo.
Va il nostro amico Book che ora ha un equilibrio mentale di uno col piede su una buccia di banana vicinissimo a un dirupo e, probabilmente, con tendenze suicide. Ma è capibile. Non solo ha perso tutta la sua famiglia, ma il suo intero pianeta. C’è gente che va in panico in maniera peggiore quando per qualche ora WhatsApp va in down. Momento di tensione. Forse muore. Forse rinsavisce. E, grazie alle parole di Burham e l’ologramma di Stamets che lo segue, si salva e torna con i dati.
Ma Tilly scopre che l’anomalia non segue una traiettoria lineare. Si sposta un po’ come le pare. Oggi vado lì, domani vado di là. Assomiglia ad un fenomeno incontrato dalla Voyager (l’ellissi di gravitoni). Tra l’altro, non si poteva chiedere a Zora (il computer della Discovery unita ai dati della Sfera vecchia di 100.000 anni) se un fenomeno simile è mai stato visto?
Ah, altro discorso sul prossimo corpo sintetico che avrà Gray. Inigo Soong type come quello di Picard. Uno dei pochi riusciti a detta di Culber. Ma così non si toglie una memoria al simbionte? Non si dovrebbe interpellare la commissione simbiotica?
Si rischia di creare un precedente pericoloso. Soprattutto per i simbionti. Boh.
In sostanza due episodi godibilissimi. E dopo aver rischiato di non vedere Discovery per 10 mesi, direi che possiamo essere contenti. Vediamo come evolve la situazione ma, secondo voi, cosa ci sarà dietro a questa anomalia distruggi ognicosapossibileeimmaginabile?
Ci sentiamo la settimana prossima.
LLAP🖖🖖

Flash Forward

Flash Forward

di Michela Barotto

Flash Forward, il romanzo

Cosa fareste se poteste vedere il vostro futuro?

Se vi capitasse di sbirciare avanti nel tempo e vivere 1 minuto e 43 secondi della vostra vita fra 20 anni o più?

Sarebbe veramente il futuro destinato ad accadere o solamente un ipotetico futuro possibile?

Lo scrittore Robert J. Sawyer ha scelto proprio questo tipo di evento per dare vita al suo romanzo dal titolo “Flash Forward – Avanti nel tempo”. Il romanzo viene pubblicato nel 1999, in Italia è edito da Fanucci Editore nel 2000 e ripubblicato nella collana TIF Extra nel 2009.

La storia è ambientata a Ginevra, presso i laboratori del CERN, ma ovviamente gli eventi straordinari che si presentano coinvolgono l’intero pianeta.
Nell’aprile del 2009, in un normalissimo giorno come qualunque altro per il mondo intero, accade un evento di portata mondiale, totalmente imprevedibile e dalle conseguenze catastrofiche: l’intera popolazione mondiale perde improvvisamente conoscenza per 1 minuto e 43 secondi.
Al risveglio lo scenario che si presenta agli occhi dei sopravvissuti è confuso, inspiegabile ma appare fin da subito molto grave. Chi si trovava in situazioni di sicurezza ha rimediato contusioni, fratture o lesioni più o meno gravi, per via della caduta dovuta alla perdita di coscienza. Con il passare delle ore, nel tentativo di dare un senso all’accaduto raccogliendo maggiori informazioni possibili si delinea la reale portata di quanto successo: aerei senza controllo in fase di atterraggio o decollo si sono schiantati inesorabilmente, così come treni, navi e traghetti, autobus.
Migliaia di incidenti stradali hanno causato la morte di decine di migliaia di persone. Tantissimi altri eventi hanno provocato morte e danni inimmaginabili. Ed è accaduto in tutto il mondo.
I reali protagonisti del racconto sono un gruppo di ricercatori del CERN che nel momento in cui si è verificato l’evento, definito “flash forward”, erano alle prese con un importante esperimento. Quasi subito si fa strada in loro il sospetto che la causa del flash forward sia proprio il loro esperimento nell’LHC del CERN, iniziato nel momento esatto in cui la popolazione mondiale ha perso conoscenza. Ma confermare o smentire questa teoria diventa impossibile, visto che nessuno riesce ad capire come è accaduto.
Durante il minuto e 43 secondi di incoscienza, ogni persona ha vissuto altrettanto tempo di quello che pare essere il futuro, a distanza di circa 20 anni. Ognuno ha potuto dare un’occhiata al proprio futuro o ad un possibile futuro? Quali conseguenze può portare una rivelazione del genere? Veramente il nostro destino è già scritto e non possiamo fare nulla per cambiarlo? Il “libero arbitrio” è un’illusione?

Questi sono i quesiti affrontati dall’autore, con cui devono fare i conti i protagonisti del romanzo.
Tesi scientifiche e ricerca si intrecciano con le storie personali dei ricercatori stessi, colpiti dal flash forward a volte in maniera drammatica; alcuni hanno perso familiari e parenti, altri hanno visto un futuro molto diverso dal loro presente, altri ancora non hanno visto nulla, segno forse che fra 20 anni saranno già morti.
Alla ricerca delle cause dell’evento, affrontano i propri drammi personali. La mente scientifica di un ricercatore non può accettare che il proprio destino sia già definito, l’uomo moderno ha la convinzione che ognuno determini il proprio futuro. Parallelamente alla ricerca scientifica prende vita anche un progetto di indagine definito “Mosaico”, organizzato dagli stessi ricercatori con lo scopo di delineare quanto più possibile come il mondo e la società si siano evoluti nel futuro, in “questo” futuro specifico. Raccogliendo dichiarazioni e testimonianze si compone un complesso intreccio di storie e informazioni, coerenti tra di loro e plausibili.
Scopriamo per esempio che:

  • il Quebec fa ancora parte del Canada
  • in Inghilterra non c’è più la monarchia
  • l’uomo non ha ancora messo piede su Marte
  • i colori di moda nel 2030 sono il giallo pallido e l’arancio bruciato
  • il buco nell’ozono si è notevolmente ampliato
  • le balene si sono estinte
  • è stata trovata la cura per l’AIDS
  • Bill Gates ha perso la sua fortuna e Microsoft è finita in bancarotta
  • la Pepsi ha vinto la guerra delle cola
  • l’India ha stabilito la prima base permanente sulla Luna

…e, cosa molto importante, George Lucas non ha ancora completato la sua epopea in nove parti di Star Wars!

L’autore spiega così come nasce l’idea del romanzo:

Nel 1975, quand’ero al decimo grado scolastico, ho fondato un club di appassionati di fantascienza delle superiori. Vent’anni dopo, nel 1975, abbiamo fatto una rimpatriata. Ci siamo stupiti di quanto le nostre vite abbiano preso strade diverse da quelle che ci aspettavamo. Vari membri del gruppo si erano sposati e avevano divorziato, e praticamente nessuno faceva il lavoro che allora si aspettava avrebbe fatto. Io progettavo di diventare un paleontologo; Ted vedeva davanti a sé una carriera di veterinario; Rick sarebbe stato un regista e Bruce un poliziotto. Vent’anni dopo, io sono uno scrittore di fantascienza, Ted è un programmatore, Rick un avvocato. E quello che voleva diventare poliziotto  è un chef molto quotato.Tutti noi diciamo sempre una cosa, riguardo ai nostri giorni di scuola: se  avessi saputo allora le cose che so adesso, avrei fatto cose molto migliori. Be’, uno scrittore di fantascienza non può sentire un commento del genere senza che gli venga la voglia di fare, in un certo senso, un esperimento al riguardo. È così che è nato il romanzo Flash Forward.La storia riguarda un esperimento del CERN, il centro europeo della fisica delle particelle, che va storto, e causa un balzo della coscienza di ogni abitante della Terra avanti di vent’anni per due minuti. In quel momento ognuno scopre come sarà la sua vita, la sua carriera, il suo matrimonio. Il romanzo descrive l’impatto che ha questa conoscenza sulle persone e sul mondo, nel bene e nel male. Naturalmente un balzo di solo due minuti può essere ambiguo in modo frustrante. Porteresti a compimento un matrimonio ora sapendo che tra vent’anni sarai sposato con qualcun altro? Saresti felice della nascita di tuo figlio sapenso che diventerà un delinquente?Come accade in molti miei romanzi, Flash Forward cerca di combinare un’idea sconvolgente con una storia molto umana. La fantascienza è proprio questo, secondo me: esaminare la condizione umana sotto circostanze del tutto nuove. È ciò che rende la fantascienza un genere tutt’altro che banale, e sempre affascinante da scrivere. (www.fantascienza.com – febbraio 2009)

Flash Forward, la serie tv

Paese: USA
Anno: 2009-2010
Stagioni: 1
Episodi: 22
Produttore: Brannon Braga, David S. Goyer, Marc Guggenheim, Jessika Goyer, Vince Gerardis, Ralph Vicinanza
Casa di produzione: HBO Entertainment, ABC Studios, Phantom Four Films
Trasmissione ITA: Fox, Italia 1

Interpreti e personaggi

Joseph Fiennes: Mark Benford
John Cho: Demetri Noh
Jack Davenport: Lloyd Simcoe
Dominic Monaghan: Simon Campos
Zachary Knighton: Bryce Varley

 

Peyton List: Nicole Kirby
Brían F. O’Byrne: Aaron Stark
Courtney B. Vance: Stan Wedeck
Sonya Walger: Olivia Benford
Christine Woods: Janis Hawk

Prodotta e trasmessa negli Stati Uniti dalla rete televisiva ABC nel 2009, la serie TV era stata inizialmente prevista per almeno 3 stagioni, ridotte poi a una stagione prima della cancellazione definitiva del programma.
Prodotta da Brannon Braga e David S. Goyer con la consulenza dello scrittore Robert J. Sawyer, autore anche della sceneggiatura di alcuni episodi.
Sono stati realizzati 22 episodi, l’ultimo dei quali in realtà lascia intuire un proseguimento introducendo una evoluzione della storia. La serie purtroppo va a far compagnia alle tante cancellate dalle reti di produzione senza concedere un vero e proprio finale agli spettatori.
La trama è ispirata al romanzo di Robert J. Sawyer, si basa sull’evento del Flash Forward ma le similitudini con il romanzo sono poche.
Niente CERN e niente ricercatori, la storia è ambientata in America, il protagonista principale è Mark Benford, agente speciale dell’FBI, che insieme alla sua squadra inizia ad indagare sull’evento, le sue cause e le conseguenze.
L’evolversi della storia accenna al progetto “Mosaico” per raccogliere informazioni e testimonianze, il flash forward è durato 2 minuti e 17 secondi (perchè 1 minuto e 43 secondi erano troppo pochi per la TV?) e il balzo nel futuro è stato di soli 6 mesi circa.
Anche qui si intrecciano drammi e storie personali con l’indagine investigativa, che ben presto porta a sospettare che l’evento sia stato appositamente causato, con quale intento non ci è dato sapere visto che hanno interrotto la serie prima di spiegare alcunchè.
Per essere la prima stagione però viene messa troppa carne al fuoco, la storia si ingarbuglia presto, alcuni episodi, più incentrati sulle vicende personali di alcuni personaggi, sono lenti e noiosi. La serie non decolla e il fatto che non abbia un finale scoraggia la visione.
Ho apprezzato il libro, anche se ha un finale un pochino poetico, quasi mistico. Mi è piaciuta meno la serie TV, che forse meritava qualche episodio in più per provare a dipanare la matassa di eventi, storie e personaggi.

pubblicato su Fantazone n° 20 – novembre 2011

Better than us

Better than us

Titolo originale:
Luchshe, chem lyudi

Paese: Russia
Anno: 2018 – in corso
Stagioni: 2
Episodi: 16
Produttore: Vitali Shlyappo, Eduard Iloyan, Aleksei Trotsyuk, Denis Jalinskiy, Mikhail Tkachenko, Eduard Gorbenko, Aleksander Kessel
Casa di produzione: BYW Group
Trasmissione ITA: Netflix

Interpreti e personaggi

Paulina Andreeva: Arisa
Kirill Käro: Georgy Safronov
Aleksandr Ustyugov: Viktor Toropov
Olga Lomonosova: Alla Safronova
Eldar Kalimulin: Egor Safronov
Vita Kornienko: Sonya Safronova
Aleksandr Kuznetsov: Bars (Barsenev)
Vera Panfilova: Zhanna Barseneva

 

Fedor Lavrov: Gleb
Sergey Sosnovsky: Alexey Stepanovich Losev
Pavel Vorozhtsov: Igor Mikhailovich Maslovsky
Irina Tarannik: Svetlana Toropova
Sergey Kolesnikov: Anatoly Vladimirovich Svetov
Kirill Polukhin: Pavel Borisovich Varlamov
Viktoriya Korlyakova: Irina Plescheeva
Mariya Lugovaya: Larisa ‘Lara’ Kuras

di Michela Barotto

Russia. In un futuro non molto distante dal nostro i robot dall’aspetto umano sono diventati parte della vita quotidiana degli essere umani. Molte famiglie ne possiedono uno a cui fanno svolgere mansioni di collaborazione domestica, altri robot vengono utilizzati per svolgere lavori più umili o pericolosi, altri ancora vengono creati e programmati per essere utilizzati a scopo sessuale. Tutti i robot sono accomunati dalle stesse caratteristiche: rispettano le 3 note leggi della robotica e non manifestano alcun sviluppo empatico o emozionale.
Il business della costruzione di androidi è molto redditizio e competitivo, l’azienda Cronos (tra le più note in Russia) entra in possesso di un nuovo tipo di androide la cui programmazione però non è del tutto nota. La mancanza di scrupoli del direttore Viktor Toropov porta l’azienda a decidere di presentare il prima possibile il nuovo e innovativo modello di androide per sbaragliare la concorrenza sul mercato, pur non conoscendone appieno tutti gli aspetti e senza nemmeno la certezza di riuscire a replicare altri soggetti per la vendita.
Alcuni eventi gravi riveleranno presto che l’androide (che prende il nome di Arisa) non è vincolata dalle leggi della robotica e sembra manifestare una comprensione dei sentimenti umani essendo stata progettata per essere membro di una famiglia e protettrice della famiglia stessa. Arisa fugge dalla sede della Cronos, incontra accidentalmente una bambina di nome Sonia e seguendo la propria programmazione registra la bambina come membro della sua famiglia. Da questo momento in poi la storia della famiglia di Sonia (composta dal padre Georgy Safronov, dalla madre Alla e dal fratello maggiore Yegor) si intreccia con gli intrighi aziendali della Cronos e con le azioni del gruppo terroristico chiamato “Liquidatori” che con le loro azioni vogliono eliminare gli androidi perchè, a loro dire, stanno sostituendo l’essere umano in tutti i livelli della società, sottraendo anche possibilità di lavoro. A complicare la situazione c’è anche la polizia che iniziando ad indagare sulle azioni del gruppo terroristico arriva a scoprire un omicidio avvenuto all’interno della Cronos, evento che sembra tutti vogliano mantenere segreto.

Anche grazie a Netflix possiamo oggi dare uno sguardo a produzioni televisive un po’ diverse dallo stile a cui siamo abituati. Better than us (in originale Luchshe, chem lyudi traducibile in “migliori degli umani”) è un prodotto di buon livello in cui è evidente l’investimento economico non proprio al risparmio fatto dalla produzione (russa al 100%). La narrazione non è particolarmente innovativa o avvincente, lo svolgimento della storia è abbastanza prevedibile e la recitazione un po’ piatta dei protagonisti non aiuta lo scorrimento degli episodi. Nonostante ciò incuriosisce sicuramente chi si nutre di serie televisive e vuole assaggiare un gusto nuovo. L’ambientazione non si discosta molto dalla nostra attualità, a parte gli androidi e qualche aspetto tecnologico un po’ moderno i russi vanno in giro con automobili che possiamo vedere oggi in circolazione. Nessun futuro avveniristico quindi ma solo uno sguardo ad un possibile futuro distante da noi 10-15 anni.
Al momento sono state prodotte e distribuite due stagioni composte da 8 episodi, c’è un po’ di confusione a riguardo perchè le stagioni sono due ma Netflix ha pubblicato i 16 episodi come 1° stagione. •

pubblicato su Fantazone n° 41 – novembre 2019