Star Trek: Discovery: 4×06

Star Trek: Discovery: 4×06

di Alessio Candeloro

Discovery 4×06
Eccomi a voi con la recensione dell’episodio 4×06 “Stormy Weather”.
Nel giorno di Natale ho visto l’episodio e devo dire che è stato proprio un bel regalo. Un episodio corale (continuo a dire che gli episodi fatti così rendono la puntata migliore) veramente stupendo e con una regia magistrale. Frakes non delude mai e gli episodi da lui diretti sono sempre 2-3 spanne sopra gli altri.
Ma veniamo al dunque. La puntata si apre con il botto. Oltre alla Voyager, viene anche citata l’Enterprise…l’Enterprise…l’Enterprise… cioè, mi sono venuti i brividi e, subito dopo, la voglia di vedere l’iconica nave in versione 32° secolo. A quale lettera saremo arrivati? Sappiamo che la 1701-J è del 26° secolo. Facendo due conti (in base alle altre Enterprise), le lettere dovrebbero essere già finite nel 3189. Ma penso che non tutti i secoli abbiano avuto una Enterprise. Quindi ipotizzerei una 1701-T o 1701-V.
Credo sarà di classe Constitution (come la Armstrong), ma spero proprio la mostrino perché se la nominano, noi fan dobbiamo vederla. Credo sia scritto nel regolamento della Flotta Stellare.
Le due navi stanno analizzando una frattura lasciata dalla A.M.O. e quindi bisogna volarci dentro per prendere altri importanti, determinanti, utili, necessari dati per capire l’origine del fenomeno.
Con il gioco del “bastoncino corto” (credo facciano così per gli incarichi della Flotta Stellare del 32° secolo) si decide chi andrà. Che ve lo dico a fa’?
La Discovery.
I nostri eroi entrano e trovano un grande spazio senza nulla. E quando dico nulla intendo nulla. Stelle, costellazioni, quasar, pulsar, rumore di fondo intergalattico. Niente di niente. Nisba.
Mi ha ricordato molto gli episodi di VOY 5×01 “Il nulla” e la 7×15 “Il vuoto”.
I nostri eroi scoprono che non solo non ci sono punti di riferimento per tornare indietro ma che i bordi del “vuoto” sono distruttivi. Infatti, ci rimette un Dot che viene letteralmente disintegrato.
Ok ragazzi, dopo aver cercato un rimedio per evitare la distruzione e raccogliere ciò che serve, ma non avendolo trovato si torna a casa.
Sì, credici.
Non si trova la strada dalla quale sono entrati. Così provano a saltare con il motore a spore. Stamets deve tenere d’occhio i sensori, quindi Book si offre di fare da navigatore. Il tentativo fallisce e lui prende una scossa.
Ma non tutti i mali vengono per nuocere. Questa scossa fa trovare a Stamets ciò che sta cercando. Particelle della barriera galattica (vista in TOS 1×03 “Oltre la Galassia” e 3×05 “La bellezza è verita?”). Particelle che con un sonar (vecchia tecnologia) adattato al 32° secolo può condurre la nave in salvo e nello spazio normale. Ma il confine del fenomeno è ancora distruttivo. Come salvare l’equipaggio?
Tutti nel buffer degli schemi del teletrasporto. Grazie Scotty per l’idea che, dopo circa 1000 anni, funziona ancora. Un bel riferimento alla puntata di TNG 6×04 “Il naufrago del tempo”.
Zora, nel frattempo, ha problemi a concentrarsi visto che non riesce ad avere dati dai sensori esterni. In quanto nuova forma di vita, con emozioni, questa cosa la destabilizza. Così, dopo circa 6 puntate di questa stagione, Gray decide di aiutarla a uscire da questo impasse. In effetti ci riesce e questo comincia a delineare un po’ il personaggio fino ad ora poco caratterizzato.
Book, dopo la scossa ha delle allucinazioni su suo padre che lo sgrida sul fatto che non fa come vuole e prende ordini da Burnham. Scopriamo, inoltre, che il suo vero nome è Tareckx.
Perché lo nasconde? Forse nella galassia questo nome ha una brutta reputazione?
Burnham lo saprà?
Comunque, dopo aver fatto pace col dolore e la visione di suo nipote nelle puntate precedenti, Book mette a tacere la visione di suo padre dicendogli che non sarà mai come lui, che il suo nome non è più Tareckx da molto tempo e gli augura buon compleanno.
E il vecchio sparisce.
Chi ci sarà della famiglia nella prossima visione di Book? La nonna? La zia?
Lo scopriremo.
Burnham, con l’equipaggio tutto nel buffer, aiuta Zora psicologicamente nell’attraversamento della barriera. Questa distrugge una parte della nave e fa perdere al capitano i sensi sulle note della canzone “Stormy Weather” cantata proprio dalla I.A. della Discovery.
Il capitano si sveglia nell’infermeria. Tutti stanno bene e i dati raccolti dicono che l’A.M.O. è stata creata da qualcuno di qualche altra galassia.
Anche se c’è stato il riferimento alla barriera galattica e a una galassia lontana che porta tutti a pensare ai Kelvani, originari del pianeta Kelva nella galassia di Andromeda, visti nella TOS 2×21 “Con qualsiasi nome” e nominati da Worf in DS9 6×24 “Orfana del tempo”, io continuo a pensare che i cattivi siano gli alieni intravisti nel finale di Picard. Ma credo che per scoprirlo dovremo aspettare gli episodi in onda dal 10 febbraio in poi. Il prossimo, posso ipotizzare, sarà cercare di mettere tutti d’accordo sulla provenienza della A.M.O. e sul come affrontare la cosa alla luce delle nuove scoperte.
Nel complesso un episodio piacevole, come dicevo ben diretto e corale.
E finalmente mi hanno ascoltato e hanno fatto tornare in plancia Detmer e Owosekun. Me felice.
Ci sentiamo al prossimo episodio.
Star Trek: Discovery: 4×05

Star Trek: Discovery: 4×05

di Alessio Candeloro

Discovery 4×05
Eccomi a voi con la recensione dell’episodio 4×05 “The Examples”.
Anche questa volta il week-end lavorativo non mi ha permesso di scrivere prima del lunedì. Mi capirete.😅
Parto col dire che questo episodio mi è piaciuto molto. Finalmente una storia principale e una sola sottotrama. Evvaiiiiiiiii!!🎊🎊
Finalmente si torna ad investigare sull’Anomalia di Materia Oscura. Scopriamo che a bordo della Discovery arriverà uno scienziato, Ruon Tarka, per studiare il fenomeno con Stamets e Reno.
Originario di Risa (ah, ma allora non pensano solo al divertimento e al piacere😏) questo personaggio è un misto di boriosità e vanesia con una dose eccessiva di altezzosità. Mi ha ricordato tre scienziati visti in vari episodi delle serie scorse:
Ira Graves (TNG 2×06 “L’uomo schizoide”)
Gideon Seyetik (DS9 2×09 “Il sogno di Nidell”)
Paul Stubbs (TNG 3×01 “Evoluzione”)
Tutto racchiuso in una unica persona. Usando le parole di una nostra amica:
“Tarka è il classico nerd perculatore” (Cit. Francesca Nav).
E in effetti è un signor “so tutto io”. 🤮
Secondo me nasconde qualcosa e non è lì per aiutare i nostri eroi. È solo una sensazione, ma è molto forte.
Scopriamo che da tempo lavora con Aurelio (visto nella passata stagione) e ha studiato tutto il lavoro di Stamets. Il nostro ufficiale stakanovista gli aveva mandato anche dei messaggi a cui il risiano non ha mai risposto. Giudicando il lavoro di Stamets “migliorabile”. Presunzione zero proprio.
Scopriamo che la A.M.O si sposta nel giro di pochissimo tempo a circa mille anni luce di distanza (la cosa succede mentre erano in corso analisi da parte della NSS T’Pau, una nave di Ni’Var e altre due navi della Flotta Stellare, tra le quali la USS Janeway. Le navi di Ni’Var hanno ripreso il classico design che avevano nel 22° secolo ai tempi di Archer. Mentre la USS Janeway è di classe Constitution come la USS Armstrong vista nel precedente episodio) e ciò fa capire, unito alla domanda (era ora direi!!🎊) fatta a Zora se nei dati della Sfera ci sono riferimenti a fenomeni simili. Zora dice di no e si capisce che non è un evento naturale. Magari chiederlo prima si potevano escludere un sacco di ipotesi.🤣🤣
Nel frattempo, una colonia Akaali, che faceva parte della Catena Smeraldo, verrà interessata dal passaggio della A.M.O. e quindi va evacuata anche se non fa parte della Federazione.
L’ammiraglio “brizzolato” Vance, alla scoperta della natura artificiale dell’anomalia, esclude alcune razze che avrebbero la capacità di farlo ma lui è sicuro siano innocenti:
-Metron (TOS 1×18 “Arena”)
-Superstiti Impero Iconiano (TNG 2×11 “Contagio”e DS9 4×23 “Fino alla Morte”)
-Q (TNG 1×01 “Incontro a Fairpoint”, 1×10 “Il ritorno di Q”, 2×16 “Chi è Q”, 3×13 “Deja Q”, 4×20 “Q-pido”, 6×06 “Una vera Q”, 6×15 “Una seconda opportunità”, 7×25/26 “Ieri, oggi domani”, DS9 1×07 “Per amore di Q”, VOY 2×18 “Diritto di morte”, 3×11 “Questione di Q-ore”, 7×19 “Q2”, LD 1×08 “Veritas”), anche se, dalle parole dell’ammiraglio, non si hanno contatti col continuum da 600 anni.
-Nacene -nome attribuito alla razza del Protettore- (VOY 1×01 “Al di là dell’universo”). Quindi Suspiria non era l’ultima rimasta come si pensava?🤔 Interessante.
Secondo me dimentica alcune razze che avrebbero potuto creare questo fenomeno, come sappiamo un tunnel spaziale. I Profeti, ad esempio. O i Pah-wraiths che, magari, si sono liberati nuovamente.
Ma torniamo a noi. La Discovery e altre navi vanno al salvataggio dei coloni. Inclusi dei prigionieri, “Gli Esempi”. Coloro che hanno commesso dei piccoli reati e che faranno da esempio per coloro che vorrebbero condurre una vita criminale. Burnham lascia il comando a Saru e, insieme a Book, va nella zona dove sono detenuti. Dopo varie peripezie li liberano ma uno di loro, Felix, decide di restare lì. Vuole espiare la sua colpa (ha ucciso un uomo che gli aveva offerto riparo ma lo aveva scoperto a rubare durante la notte) fino in fondo. Sente di dover ripagare con la sua vita (carcere a vita o distruzione imminente della colonia) il debito con la sua vittima e la sua famiglia. Book, visto ciò che è successo al suo pianeta, non vorrebbe lasciarlo indietro ma anche Burnham è d’accordo col prigioniero. È la sua vita e deve poter scegliere cosa farne. Book la trova una morte inutile e questo, secondo me dagli sguardi sull’asteroide e poi in plancia, incrina il rapporto tra lui e il capitano. Nuvole nere sul loro rapporto di coppia?🤔 Staremo a vedere.
Ottimo lo spazio (anche se si vede poco fisicamente) dato a Rhys che coordina il salvataggio di tutti i coloni restanti e lo spazio dato a Nilsson a cui viene affidato il comando da Saru perché lui vuole tenere d’occhio l’esperimento di Stamets e Tarka. Ricreare, in miniatura, lo stesso tipo di tunnel dell’A.M.O. Questo porterebbe a capire chi c’è dietro questa che, ormai, sembra a tutti gli effetti un’arma di distruzione di massa. Saru fa benissimo e “spegne” l’esperimento al momento giusto. Per quanto Tarka professi il voler salvaguardare tutti, se stesso in primis, sembra che la voglia di spingere l’esperimento oltre il limite abbia il sopravvento. Anche Stamets ha la stessa euforia. Anche Reno osserva: “Stavolta ha esagerato”, rivolta a Paul.
Un bel momento si ha quando il prigioniero Felix dà a Burnham una piccola sfera. Era nella refurtiva che aveva rubato all’uomo che aveva ucciso. Era una sfera olografica con l’albero genealogico della famiglia. Felix chiede al capitano di trovare la figlia della sua vittima e riconsegnarla. Lei, a fine episodio, trova sulla Discovery la donna e le consegna la sfera. Grata, la donna può aggiungere la scansione del suo DNA e il suo volto appare nell’albero genealogico olografico. Nel turboascensore Burnham scopre, parlando con Zora, che il computer della nave ha cominciato a provare emozioni. Un altro passo verso l’episodio Short Trek “Calypso”.
Manca qualcuno? Ovvio che sì. Culber.
Al pari del suo compagno, lavora con un ossesso per aiutare, sempre in veste di consigliere, i coloni che hanno perso tutto. Ma sia Stamets che Kovich, anzi, il dottor Kovich, gli dicono di prendersi una pausa e, in un bellissimo dialogo, Kovich fa capire a Culber la natura della sua ossessione. Si chiede perché a lui è stata una nuova occasione di vivere dopo la sua morte e si sente in colpa per questo quando vede che non a tutti è concessa la stessa cosa. “Perché io?” si chiede. Ma, giustamente, Kovich gli dice che non deve sentirsi in colpa per essere vivo. Anche se è sembrato ad alcuni che la coppia Culber/Stamets stia passando un momento “no”, a me sembra che siano sono solo oberati di lavoro. Uno per salvare la parte fisica dell’universo e l’altro per capire sé stesso e salvare la parte psicologica delle persone che quell’universo lo popolano. Due facce della stessa, meravigliosa, medaglia.
Un triste Book viene raggiunto al bar della Discovery da Tarka. L’approccio del raisiano mi piace poco. Sembra voglia circuire in qualche modo Book per provare a fare con lui il suo esperimento. Forse perché anche Book può “guidare” la Discovery? Vorrà forse entrare dentro la A.M.O.? Così mi è parso. Book nota sul collo di Tarka la cicatrice del dispositivo di controllo della Catena Smeraldo. Speriamo che questo particolare faccia in modo che non si fidi di Tarka. Anche perché, nella conversazione, Book asserisce, ascoltando le parole di Tarka, che lui sappia chi ci sia dietro l’A.M.O. Ma lui nega. Questo personaggio mi puzza. E non poco.
Nota per la cambusa (come dice Kirk in “Rotta verso l’ignoto”):
Da notare, da qualche episodio, l’assenza di Detmer e Owoseku. Dove saranno? Assegnate ad un’altra nave come è accaduto a Bryce? (assegnato per un periodo sulla USS Curie). Io spero che tornino presto. Mi piacevano i loro personaggi e ho sempre trovato ingiusto che i nomi delle attrici (come altri) vengano messi nei titoli di coda ma non nella sigla inziale visto che i loro personaggi sono nel programma dalla prima stagione.
Su una delle due poltrone troviamo, in questo episodio, uno Shlerm (razza già vista in Star Trek: Beyond). Chissà se lo rivedremo. Questi alieni così poco umanoidi mi piacciono sempre molto.
Come dicevo, l’episodio mi è piaciuto davvero tanto. L’interazione tra i vari personaggi è stata fantastica e, come sempre, gli episodi corali sono per me i migliori. Bello approfondire uno o due personaggi o focalizzarsi su una storia con un personaggio come protagonista. Ma quelli corali riportano alla memoria anche alle serie precedenti e ciò che rende Star Trek ciò che è: una serie fantastica.
Ci sentiamo al prossimo episodio. 🖖🖖😊😊
Doctor Who

Doctor Who

Titolo originale:
Doctor Who

Paese: Inghilterra
Anno: 1963 – in corso
Stagioni: 39
Episodi: 869 (dato in aggiornamento)
Produttore: vari
Casa di produzione: BBC, BBC Wales
Trasmissione ITA: Rai 1, Rai 4, Jimmy

Interpreti e personaggi

William Hartnell – 1° dottore
Richard Hurndall – 1° dottore
David Bradley – 1° dottore
Patrick Troughton – 2° dottore
Jon Pertwee – 3° dottore
Tom Baker – 4° dottore
Peter Davison – 5° dottore
Colin Baker – 6° dottore
Sylvester McCoy – 7° dottore
Paul McGann – 8° dottore

 

John Hurt – War Doctor
Christopher Eccleston – 9° dottore
David Tennant – 10° dottore
Matt Smith – 11° dottore
Peter Capaldi – 12° dottore
Jodie Whittaker – 13° dottore

di Gabriella Cordone Lisiero

Il titolo della serie televisiva di fantascienza più longeva e di successo (detiene il Guinness dei Primati) dice tutto: “Dottore chi?” Una domanda la cui risposta è allo stesso tempo semplicissima e complessa.

È infatti un po’ problematico illustrare a chi non la conosce cosa sia questa serie TV, il cui primo episodio venne trasmesso il 23 novembre 1963 e che, dunque, nel 2013 compirà ben 50 anni. Per provarci cito le parole di David Tennant, uno dei più apprezzati interpreti della serie:

“Doctor Who è difficile da spiegare senza sembrare folli. Io direi… guardatevi un episodio, a quel punto avrà tutto perfettamente senso! Non posso spiegarlo, non sarebbe la stessa cosa.”

Insomma, guardatelo e capirete! È vero, però si può tentare di fare di meglio! Neil Gaiman, autore di storie eterne come Sandman, American Gods e Coraline e anche sceneggiatore di un episodio di Doctor Who, descrive così la serie:

“C’è una cabina blu, più grande all’interno che all’esterno. Può viaggiare dovunque nel tempo e nello spazio e a volte arriva proprio dove dovrebbe.
E quando arriva, c’è un tipo chiamato il Dottore, e qualcosa andrà storto. Lui farà del suo meglio per rimediare e probabilmente ci riuscirà perché è fichissimo.”

Gaiman dà qualche indizio in più, ma anche lui non fa piena chiarezza. Torniamo indietro, allora, e cerchiamo di capire che serie sia Doctor Who leggendo la primissima presentazione apparsa su Radio Times (il Sorrisi e Canzoni britannico) quando la serie partì nel 1963.

“Doctor Who? Doctor Chi? È proprio questo il punto. Nessuno sa di preciso chi sia questo misterioso esule che viene da un altro mondo e da un futuro lontano le cui avventure cominciano oggi. Quello che si sa è che possiede una cabina con la quale può viaggiare nello spazio e nel tempo, anche se (a causa di un difetto della strumentazione) non è mai sicuro di dove effettuerà i suoi ‘atterraggi’. Insieme a lui viaggia la nipote Susan, una strana mistura tra normalità adolescenziale e intelligenza strabiliante. La curiosità degli insegnanti di Susan li porterà inevitabilmente a intrecciare le loro vite con gli strani viaggi del Dottore e i quattro viaggiatori, nelle storie seguenti, si troveranno in ogni punto del tempo: passato, presente e futuro. Visiteranno una galassia distante dove la civiltà è stata distrutta dalla bomba al neutrone o si troveranno a viaggiare verso il Catai insieme a Marco Polo. L’intero cosmo è la loro casa.”

In queste parole, finalmente, c’è la summa di quello che è Doctor Who: un esploratore alieno dello spazio e del tempo che se ne va in giro per l’universo insieme a dei compagni umani capitati con lui per caso o scelta su un veicolo spazio-temporale. Semplicissimo e complesso allo stesso tempo.

L’ambientazione della serie è quindi ampissima e in effetti non si può definire come pura fantascienza, o fantasy, o educativa… perché è tutte queste cose insieme. Di sicuro le storie narrate nel corso di questi quasi 50 anni hanno portato gli spettatori a capire che sono due le grandi “categorie” di avventure della serie: quelle di ambientazione storica e quelle di ambientazione spaziale. Le prime sono quelle in cui Dottore e compagni incontrano veri personaggi storici (da Marco Polo a Charles Dickens, dalla Regina Nefertiti al presidente Nixon), le seconde quelle in cui gli autori si divertono a inventare gli alieni più disparati, “mostri” della settimana che prendono forma di insetti, blob gommosi, piante senzienti, ragni giganti, robot alieni e chi più ne ha più ne metta. Il tutto condito con classiche storie di invasioni aliene sulla Terra. A volte la narrazione presenta pericoli solidamente legati alla Storia (gli Aztechi e i loro sacrifici umani, la seconda guerra mondiale), a volte presenta ostacoli bizzarri e divertenti (un alieno “assorbipersone” o manichini da vetrina che prendono vita), ma sempre con un misto di terrore, meraviglia e umorismo.

La serie è nata, e continua ad essere, un prodotto destinato alle famiglie con bambini e, in puro stile britannico, è strutturata per far prendere dei “sani spaventi” ai piccoli. L’uomo nero delle favole è l’ispirazione principale per la creazione degli alieni di Doctor Who che devono spingere i bambini a nascondersi dietro al divano, protetti dai loro genitori che si divertono con loro. Come tutti i buoni prodotti per ragazzi, però, anche Doctor Who ha molti livelli di lettura, morali, scientifici e storici, che possono intrigare anche gli spettatori adulti. Il fatto che il Dottore sia un alieno (un Signore del Tempo, per essere esatti) lo porta infatti spesso e volentieri a essere un giudice spietato dei comportamenti negativi dell’umanità, ma anche un feroce sostenitore delle qualità migliori degli esseri umani, tanto che la Terra è di fatto la sua seconda casa. La “morale della favola” c’è in quasi tutte le avventure del Dottore, che spesso diventa il fautore di eventi cruciali (positivi o negativi, storici o inventati) della storia umana.

L’unica cosa che potrebbe rivelarsi insoddisfacente per i palati che amano la fantascienza più rigorosa è proprio la scienza, che viene spesso e volentieri piegata alle necessità narrative. Non aspettatevi la plausibilità di uno Star Trek, insomma, perché da questo punto di vista Doctor Who scatena la fantasia quasi senza limiti. E lo fa a partire dalle due caratteristiche fondamentali della serie, che bisogna tener presente quando si voglia cominciare a vederla: il Dottore non ha sempre la stessa faccia e la tecnologia dei Signori del Tempo… è più grande all’interno.

Doctor Who ha avuto molti interpreti, ma un solo personaggio protagonista: il Dottore. L’unico e il solo. Anche se non è immortale, il Dottore ha più di mille anni, perché, come tutti i Signori del Tempo, può rigenerarsi. Se vicino alla morte, può decidere di usare le energie residue per cambiare ogni singola cellula del proprio corpo e “rinascere” trasformandosi in un altro uomo, con fattezze diverse e anche con una personalità leggermente diversa. I ricordi restano, il volto e il corpo cambiano. Questa è uno dei “trucchi” per cui Doctor Who ha potuto vivere così a lungo come serie: quando il primo attore interprete del Dottore decise di lasciare la serie per dedicarsi ad altro i produttori decisero di non sostituire il personaggio, ma solo il suo interprete. Una mossa che si rivelò non solo vincente, ma fondamentale per lo sviluppo della serie e ne divenne una delle peculiarità. Ogni attore, nel corso dei decenni, ha vestito i panni del personaggio in modo diverso rinnovando la serie a scadenza di tre o quattro anni. Stessa cosa per i compagni che, pur non rigenerandosi, si sono susseguiti a bordo del Tardis ognuno con le proprie personalità. Questo continuo rinnovamento ha mantenuto la serie fresca e originale.

La tecnologia “più grande all’interno” fa del Tardis una delle astronavi più iconiche della storia della fantascienza. Trascendendo i limiti dimensionali, infatti, questa astronave immensa (non si contano i corridoi e le stanze, tra cui una libreria, una piscina, un guardaroba…) si presenta come una semplice cabina blu della polizia britannica di poco più di un metro quadrato di base e un paio di metri d’altezza. Una cabina che, negli anni sessanta quando la serie partì, era veramente presente nelle strade del Regno Unito e che è diventata il secondo protagonista della serie. Anche il Tardis (o meglio… la Tardis, perché è un’astronave, e come tale femmina) si rigenera, cambiando il proprio aspetto interno (e nei dettagli anche esterno) e rinnovandosi dunque per le diverse generazioni di appassionati che si susseguono davanti allo schermo.

Senza entrare ulteriormente nei dettagli, concludo dicendo che, pur con i normali alti e bassi di qualsiasi produzione televisiva, Doctor Who si è dunque mantenuta fresca e giovane, rigenerandosi come il suo protagonista tanto da tagliare un traguardo finora riservato solo alle soap opera. Cinquant’anni di buona televisione di fantascienza, che acquista anno dopo anno sempre più appassionati e che oggi torna a visitare l’Italia… conquistandola questa volta! Se nel 1980 il passaggio del Dottore sulla nostra TV si lasciò dietro una piccola nicchia di appassionati, oggi sono migliaia i fan che si appassionano alla serie e alla sua lunga storia. Anche perché, al contrario di una soap, si può cominciare a vedere Doctor Who in qualsiasi momento, a partire da qualsiasi episodio. A parte rarissime eccezioni, infatti, non ci sono cose che bisogna sapere per godere delle avventure del Dottore (in una qualsiasi delle sue versioni) e dei suoi compagni d’avventura. Insomma, anche se gli episodi in onda in questo periodo sono interpretati dalla “faccia numero Undici” del Dottore, non è necessario conoscere le altre dieci per cominciare a guardare Doctor Who!

Se poi siete curiosi e volete “studiare” prima di guardare qualcosa, il sito dei “Doctor Who Hermits United” è nato proprio per questo: un riferimento in italiano con tutte le sinossi di tutte le avventure finora vissute dal Dottore, con pagine sui nemici più ricorrenti e sui compagni. Un sito continuamente in aggiornamento, anche se lento, da cui potrete poi (se vorrete) accedere anche ai luoghi virtuali di incontro tra appassionati. Buona visione! www.doctorwhoitalia.it

pubblicato su Fantazone n° 24 – febbraio 2013
immagine di copertina: www.deviantart.com/vvjosephvv/art/Doctor-Who-Poster-2-801813899

Star Trek: Discovery – 4×04

Star Trek: Discovery – 4×04

di Alessio Candeloro

Eccomi a voi con la recensione dell’episodio 4×04 “All is possible”.
Dopo una settimana dall’ultima missione (con mamma Burnham), il capitano apre l’episodio con il classico: “Diario del Capitano”, e scopriamo che siamo in data stellare 865661.2, Wooooow, bellissimo sentirlo. E ora tutti a fare i calcoli su mese, giorno mi raccomando che al prossimo post vi interrogo.
Poi ordina a tutti di fare attività ricreative per svagarsi un po’.
L’unico a rimanere al lavoro è Stamets che vuole risolvere il mistero dell’Anomalia di Materia Oscura. In realtà resta in servizio anche Culber che vediamo svolgere a pieno titolo (anche se credo nessuno nella Flotta gli abbia conferito il ruolo) l’attività di Consigliere. E lo fa alla grande. Prima con Tilly (in questa stagione eterna indecisa sulla carriera da prendere) e poi con Book. Lo vuole aiutare a elaborare il lutto per la sua grande perdita. Con lui parlano di come far uscire le emozioni, come vivere il dolore, come smettere di avere la faccia triste, come non far preoccupare il capitano che poi si distrae durante le missioni ecc. 🤣🤣Book dice che era il loro pianeta (quello di Decathlon) a guarirli. Con rituali come il “Kwei’tholum’kwei”, fatto nelle foreste “Tulí”, vicino al fiume “Mameckx’sha” con le tempeste “Naillem’kwai”…cioè…veramente? Ma questi nomi come vengono in mente agli autori? Dai, o sono nomi di prodotti Decathlon, cambiando l’ordine di vocali e consonanti, o sono nomi svedesi contorti di mobili Ikea (in qualche modo il pianeta andava arredato no?). Altre spiegazioni non ci sono.🤣
Mentre con Tilly è stato semplice: “Prima capisci cosa vuoi fare visto che negli ultimi due episodi hai pensato a carriere alternative come: Suora mazzulatrice, Giardiniera all’accademia, Diplomatica, Esca per piani strampalati. Ora mi dici anche che vorresti fare il dottore. Calma. Quando l’avrai capito, seguirai la carriera giusta. Nel frattempo, vai a fare una esercitazione promossa dal dottor Kovich sullo spirito di gruppo tra cadetti. Grazie, sono 20 strisce di latinum. Avanti il prossimo!”💵
Con Book la faccenda è un tantino più complicata tanto da dire alla sua segretaria (dai, Culber avrà sicuramente una segretaria) “Mi cancelli tutti gli appuntamenti della giornata.”
Nel frattempo, Burnham e Saru vengono invitati (diciamo invitati ma era un ordine della Presidente “di ferro” Rillak) alla conferenza per l’entrata di Ni’Var nella Federazione dopo 4 mesi di trattative.
La scusa ufficiale è che l’ammiraglio “brizzolato” Vance è in malattia (non ci crede nessuno. Nemmeno noi che guardiamo l’episodio🤥) e bisogna avere una presenza della Flotta. Dico io, ma non ci sono altri ammiragli nella Flotta? Boh.
Comunque, tutti tirati a lucido, si va su Ni’Var (che ci presenta l’architettura dei palazzi stile film Star Trek Reboot del 2009) e, sul più bello della conferenza, quando ormai mancava solo mettere l’impronta delle due presidenti, Rillak e T’Rina, sul trattato, la vulcaniana decide di voler mettere un nuovo emendamento. “Nel caso di megaipersupergrandi problemi, tipo l’anomalia di materia oscura, altri disastri o se la Federazione non ascolta più i nostri problemi, noi possiamo beatamente ritirarci dal trattato senza conseguenze. “Chi si è visto si è visto, buone cose cumpà!”
Rillak, giustamente, non ci sta. E tutto sta per saltare quando ecco che Burnham “mi infilo in ogni discorso” si intromette dicendo che forse sarebbe meglio trovare un compromesso. Rillak la guarda male. T’Rina crede sia una cosa logica ma impossibile. Ni’Var nella Federazione, tutto da rifare. Ma nooooooo.
Intanto Tilly (che si è portata dietro Adira) assume il comando di una squadra di tre cadetti per creare spirito e lavoro di squadra.
La situazione è semplice. Si va su un pianeta deserto, si fanno delle analisi, si scansiona qualcosa, un bel falò, si canta tutti insieme “Row row row your boat” (ah no, quello è stato già fatto nel franchise) e poi la USS Armstrong ci raccoglie e siamo tutti contenti.
Ma che, ci credi?🤥
Ci scontriamo con dei raggi gamma e la nostra navetta finisce sulla luna di ghiaccio Kokytos di classe L. Vuoi che un po’ di ghiaccio fermi i nostri eroi?
Certo che no.
Quindi aggiungiamo che il tenente che pilotava la navetta (forse l’unico vero esperto della spedizione) ci lascia le penne. Bisogna spegnere la navetta perché gli insettoni blobbosi del pianeta sono attirati dai campi elettromagnetici come le frequenze usate dalla Flotta (se la fortuna fosse liquida i membri della Flotta Stellare ci si potrebbero tranquillamente ubriacare). Idea di Tilly: raggiungere un crinale e chiamare la USS Armostrong che li potrà salvare. Tutti titubanti ma tutti si parte lo stesso. In più aggiungiamo che il cadetto umano, la giovane Val Sasha, non ha mai lavorato con non umani, il cadetto tellarite Taahz Gorev odia tutti gli orioniani compreso, quindi, il cadetto Harral.
Vai a fartela questa attività ricreativa Tilly, ti divertirai un sacco.🤣🤣
Nel frattempo, sulla Discovery, Gray resta nel suo alloggio a coccolarsi il suo nuovo corpo e fare esercizi Zhian’tal. Anche lì, ma la funzione di questo personaggio, verrà mai svelata?🤔🤔 Diciamo che lo trovo poco funzionale alla trama.
Book fa mandala con sabbia di materia programmabile arrabbiandosi tantissimo all’inizio. Ma poi migliora e intanto parla con Culber. Altri passi verso la guarigione.
Sulla luna di classe L Adira resta quasi bloccata da del ghiaccio che sembra quasi vivo ma il lavoro di squadra (evvai ce l’abbiamo fatta!!) la tira fuori dai guai e, per alcuni minuti, tutto il gruppo lavora sulle loro differenze e pregiudizi. Il tellarite odia gli orioniani (Harral compreso) che, con la Catena Smeraldo, affamavano il suo popolo fino alla morte. Ma poi si scopre che il padre del ragazzo dalla pelle verde era Bashorat Harral. Attivista per i diritti. Prigioniero politico della Catena Smeraldo e morto prima della sua frantumazione. Insomma, in quel momento il pianeta non era più ostile e gli insettoni blobbosi si stavano riposando sottoterra. Poi via, di nuovo verso il crinale.
Su Ni’Var Burnham parla con Rillak e Saru con T’Rina (che in questo episodio tira certe occhiate così emotive e chiare al kelpiano che all’85% dei telespettatori è scattato il Pon Farr🤯) per scoprire se è possibile trovare un punto d’incontro per evitare che tutto fallisca e Ni’Var possa rientrare nella Federazione.
Sembra che Rillak non voglia sembrare debole agli occhi dei suoi alleati nella Federazione e non creare un precedente accettando l’emendamento di Ni’Var. T’Rina invece dice che ha dovuto chiedere l’emendamento perché i puristi della logica (un gruppo nel governo di Ni’Var) si sente più al sicuro con tale documento.
Come unire le due cose e stappare una bella bottiglia di Champagne (vitigno Picard ovviamente🍾) di Porto Vulcaniano🥃, Birra Romulana🍺 o altra bevanda tipica nel 3190?
A Burnham e Saru il compito di scoprirlo.
E tante grazie al Presidente Rillak e alle sue fantastiche idee.
Su Kokytos finalmente si arriva sul crinale ma, se si attivano i comunicatori gli insettoni blobbosi arrivano subito.
Come fare?
Ci vuole un piano.
“Ok ragazzi. Quattro si salvano e uno corre attirando gli insettoni rischiando la pelle e facendosi teletrasportare dalla Armstrong all’ultimo secondo. Vado io che sono la più veloce!” Dice Adira pronta a immolarsi.
“Ottima idea. Ma vado io” risponde Tilly.
Ora. Scusate. Ma avete un orioniano e un tellarite atleticamente perfetti. Cavolo tra un po’ si vedono i muscoli da sotto l’uniforme. E ci vogliono andare loro due? Va beh. I cadetti stanno zitti e Adira deve ubbidire all’ordine del tenente Tilly.
Altra carriera per Tilly. Maratoneta.🏃‍♀️
Scappa, viene inseguita, i cadetti chiamano la nave. Nessuna risposta. I cadetti sparano agli insettoni (attirandone uno), Tilly corre come mai in vita sua e intanto spara anche lei. I cadetti richiamano la nave: “Ci dispiace. Al momento non siamo in orbita. Riprovate più tardi!” No scherzo. La nave risponde teletrasportando loro e, all’ultimo nanosecondo, anche Tilly.
Su Ni’Var Burnham prende la parola e propone ai due presidenti un Comitato che, in modo imparziale, guidi il processo di riunificazione in modo da accontentare tutti e non favorire nessuna delle due parti. Lei è umana, cresciuta su Vulcano e addestrata alla logica ma cittadina della Federazione e ufficiale della Flotta Stellare.
Quindi il Comitato è lei. Ma allora chiamalo Arbitro. Va beh. Come sempre, risolve tutto lei.
Con queste premesse Ni’Var rientra nella Federazione. Si stappa ogni bottiglia del pianeta più quelle portate da Rillak.
La Presidente della Federazione dice a Burnham che sapeva dell’emendamento di Ni’Var perché qualcuno l’aveva avvisata. T’Rina.
Serviva una terza parte che potesse riunire le due parti.
Ed ecco il tempestivo, provvidenziale, attacco di squaraus alieno dell’ammiraglio “brizzolato” Vance e l’arrivo di Burnham e Saru.
Inoltre, le dice che J’Vini sconterà la pena nel monastero di P’Jar insieme a mamma Burnham che la seguirà passo passo.
P’Jar ha forse qualche affinità con P’Jem? Forse il nome nuovo dopo la ricostruzione? Speriamo di scoprirlo. Questo sarebbe l’ennesimo collegamento con la serie Enterprise. Una coincidenza? Io non credo.🤔
Saru, intanto, si fa insegnare la meditazione vulcaniana dalla Presidente T’Rina.
Ehi ragazzi, lo so cosa state pensando.
Frenate il Pon Farr.🤯
E poi lo sapete: “Ciò che succede a Ni’Var, resta a Ni’Var”.😉
Tornati sulla Discovery (con Saru visibilmente più contento) Tilly aspetta Burnham nel vecchio alloggio che condividevano quando “l’ammutinata” era salita a bordo.
Le comunica che ha deciso di accettare l’offerta di Kovich di insegnare all’Accademia e quindi lascerà la nave.
Infatti, poco dopo, saluta tutti nell’hangar navette (oddio, tutti. Molti non c’erano) e parte per una nuova avventura.
Io rimango convinto che diventerà il nuovo Boothby.
Comunque posso dire, specialmente in questa stagione, il personaggio di Tilly mi piaceva sempre meno e, sono felice che esplorerà nuove possibilità. Sicuramente tornerà. E speriamo migliore di come è oggi…o domani, visto che siamo nel 3190.
Adira torna, saluta Gray (che continua a non fare nulla) e trova nel suo alloggio una palla di vetro con neve🔮. All’interno un modellino dell’Enterprise NX-01 (guarda caso) e, sulla base, la scritta “All is possible”.
Vero, in Star Trek tutto è possibile. Anche che Tilly cambi carriera (grazie autori) e che Adira prenda il posto di Tilly (eh ma belin).
Nel complesso un buon episodio che mi è piaciuto.
Ora vorrei vedere anche la Terra ritornare nella Federazione e, finalmente, avere qualche dato in più sull’anomalia di materia oscura.
Sapete com’è, il pericolo incombe e bisogna salvare l’universo. Di nuovo.
Non è che l’equipaggio della Discovery porti un po’ sfiga?🤘
Ci sentiamo al prossimo episodio.🖖🖖🖖😊
Star Trek: Discovery – 4×03

Star Trek: Discovery – 4×03

di Alessio Candeloro

Eccomi a voi con la recensione dell’episodio 4×03 “Choose to live”.
Per iniziare vediamo una nave, la USS Credence che arriva nell’orbita di un pianeta. Devo dirvi che il design della nave non mi è dispiaciuto per niente, anzi. Qui vediamo il primo ufficiale, Patrick Fickett che si organizza con gli abitanti del pianeta per la consegna di un carico di dilitio. Flotta Stellare sempre più in versione corriere Amazon. “Si salve, abbiamo del dilitio per voi. Lo lasciamo in ascensore.”
Sul più bello, a scudi scesi, si materializzano dei personaggi. Gli ufficiali della Flotta vengono tutti tramortiti anche con prese al collo vulcaniane. Il primo ufficiale non ci sta. Non si farà rubare il dilitio e qui, il capo degli aggressori dice la frase: “Scegli di vivere”, il famoso motto delle Qowat Milat. La famosa sorellanza picchiatrice romulana, ormai nivariana. Che poi, diciamocelo, quella frase fa molto film di Clint Eastwood, “Coraggio… fatti ammazzare”. Perché prima tramortiscono tutti, e dopo quella frase Fickett viene passato per le armi. Belin.
Ovviamente questo furto innesca una riunione con:
Ammiraglio “brizzolato” Vance
Presidente Federazione Rillak
Presidente Ni’Var T’Rina
Capitano Michael Burnham
Si scopre che il capo dei ladri è J’Vini, una della sorellanza (si scoprirà più avanti che fu lei a soccorrere e salvare la mamma di Burnham). Non si sa perché abbia rubato il dilitio ma si decide per una bella missione congiunta Federazione/Ni’Var per catturarla.
Quindi appare mamma Burnham. Insieme ad un’altra consorella e due ufficiali della Flotta si andrà alla ricerca della romulana.
Qui scopriamo che nel dilitio rubato c’era un segnalatore e quindi basterà tracciarlo e troveremo la suora/assassina. Per una buona missione sotto copertura ci vuole una nave quindi Micheal viene incaricata di trovare un mezzo, perciò….. “Book, posso prendere la tua nave? 😍😍😍“. Ovviamente lui dice di sì e informa il capitano di stare lavorando con Stamets per capire meglio l’anomalia. L’ufficiale della Flotta pensa sia un tunnel spaziale primordiale. Ma manca un elemento. I tachioni. Ci vuole un aiuto. Così il capitano dice loro che l’Istituto delle Scienze di Ni’Var è lieto di aiutare. Così i due decidono di andare sul pianeta.
Nel frattempo Tilly parla con Saru dicendogli che, dopo aver parlato con Culber, vuole uscire dalla sua comfort zone e provare cose nuove. Quindi gli chiede di poter annaffiare i suoi fiori. Lui acconsente basta che non tocchi una particolare pianta se in fiore. “Tilly non toccarmi la pianta…. 🤔🤔“. Va beh, ci torneremo.
Da qui si passa in infermeria (mille sottotrame in questo episodio) dove il nuovo corpo di Gray è pronto. Ma per fare il rituale Zhian’tara (per trasferire le memorie da un corpo a un altro) ci vuole un guardiano. E così, in versione olografica, ecco riapparire il guardiano Xi. Belin questi ologrammi del 32°secolo fanno proprio tutto. Ovviamente, prima di procedere, bisogna sapere se anche il simbionte Tal è d’accordo. E siccome anche lui si sarà annoiato dei discorsi tra Adira e Gray, dà il benestare.
Altro cambio scena (starci dietro è un lavoro a tempo pieno) e troviamo Saru e Burnham che passeggiano allegramente per la nave e, ad un certo punto, lui se ne esce con questa pensata: “Suggerirei di portare con lei Tilly”. Lei lo guarda in modo strano del tipo: “Sto per scontrarmi con una che picchia come un ferraio, con dei mercenari al seguito e tu mi dici di portare con me l’unica che di combattimento non sa nulla?”
Lui subito giustifica la sua uscita col fatto che lei può essere un’ottima diplomatica. Va beh, ci portiamo Tilly. Che, bisogna dirlo, in queste puntate la vedo un bel po’ fuori fase. Come ho sempre detto il personaggio mi piace poco, perciò se trovasse una nuova carriera non mi strapperei i capelli. E magari potrebbero far tornare il comandante Nhan che era davvero un bel personaggio che poteva essere sviluppato ancora molto.
Sulla nave di Book (finalmente siamo partiti per la missione), mamma Burnham dice che bisognerà scendere senza phaser. Ma sì dai, rendiamo la missione sempre più facile. Al capitano e Tilly viene consegnata una spada. E nel giro di dieci secondi capiamo lo sguardo di prima del capitano all’idea di Saru. Mentre sono in viaggio (tracciatore nel dilitio così sappiamo dove andare) Tilly rimane affascinata dalla sorellanza (dai, altra cartiera da prendere in considerazione).
Raggiunta la destinazione, una luna in orbita intorno ad un pianeta, scoprono che il segnale proviene da una cavità interna. Ma prima di scendere vengono assalire sulla nave dai mercenari. Vengono fermati, ma la suora che accompagnava mamma Burnham ci lascia le penne. Appare J’Vini, in versione olografica (belin come viene sfruttata questa tecnologia) e dice loro di non seguirla, anzi: “Scegliete di vivere”. In pratica: “Chi è il prossimo che vuole essere affettato/trafitto?”
Ovviamente decidono di seguirla.
Poi si torna sulla Discovery.
Adira non sente più i ricordi di Gray. Ma lui non si sveglia. Sarà andato a buon fine il trasferimento? Bisogna aspettare. Allora Culber la porta a fare un giro per distrarla.
Quindi abbiamo:
Dottore + ingegnere + bar = freccette.
Ah, che bel richiamo ai mitici Bashir e O’Brien😊😊😊.
Tornando al capitano, si scopre il cadavere di un alieno e che la luna è, in realtà, una immensa nave (e qui la memoria corre a Star Wars e a Spazio 1999).
C’è un piccolo battibecco tra il capitano e sua mamma e Tilly fa l’unica cosa giusta. Fa da diplomatica e rasserena gli animi. Diplomazia spaziale, altra carriera da prendere in considerazione.
Su Ni’Var Stamets sottopone la questione agli scienziati che, dopo un piccolo riposino (che loro chiamano meditazione), rispondono che la sua teoria non ha prove e quindi sarà altro. Mentre gli scienziati riposano (volevo dire, meditano), T’Rina capisce che Book è triste e gli offre un alimento caldo. E vi giuro che per un momento ho pensato che lei fosse in realtà Sheldon Cooper. Mancava solo la doppia pacca sulla spalla e il “Su, su!”
Ma la nostra vulcaniana ha un’idea. Fare una fusione mentale con Book che è l’unico testimone della distruzione del suo pianeta. Magari ha visto i classici bagliori blu dei tachioni.
Sulla nave luna scopriamo che è una gigantesca capsula di salvataggio e rubare il dilitio era l’unico modo per salvare l’intera specie al suo interno. In caso l’anomalia fosse comparsa si poteva fuggire. Così J’Vini prende il posto di Taglonen, l’Abroniano (è il nome della specie) che faceva da guardia al suo popolo. Perché bisogna dirlo. Quando una specie è fortunata, è fortunata. Non solo il loro mondo natale è esploso, ma la loro biomateria è ricca di latinum (non fatelo sapere ai Ferengi) e quindi molti predoni li cacciano e li uccidono per quello.
Burnham, decide di tendere una trappola alla romulana. Usando Tilly come esca. No no, tranquilli. Potrebbe cambiare carriera, ma non la fanno fuori. Il piano si rivela perfettamente un colabrodo. Infatti mamma Burnham viene catturata e minacciata con la spada alla gola. Vedi aver avuto i phaser? Va beh.
Ma il capitano capisce la situazione. Se gli Abroniani si svegliano e si trasferiscono sul pianeta la “causa persa” che segue J’Vini finirà e tutti potranno vivere.
Domanda: ma se c’è l’anomalia che può arrivare da un momento all’altro, non sarebbe meglio restare sulla nave luna? Tipo “se non riesci ad uscire dal tunnel, arredalo”.
Il capitano riesce a svegliare gli alieni e la romulana si arrende. Su Ni’Var la presidente compie la fusione mentale con Book. Rivediamo l’esplosione del pianeta di Decathlon e, in realtà, dei bagliori blu si vedono. Ma lei dice che non c’è nulla nei suoi ricordi. Errore o T’Rina nasconde qualcosa?🤔🤔🤔
Però la vulcaniana fa anche una bella cosa. Momento emotivo. Sblocca un ricordo di Book su suo nipote cosicché lui possa cominciare a superare il lutto.
Al Quartier Generale della Flotta, J’Vini viene data in custodia alla presidente T’Rina perché, facendo così, il presidente della Federazione spera ci possa essere un rientro veloce di Ni’Var nella Federazione. Sempre più intrighi politici.
A Burnham la cosa non piace e lo dice alla presidente. Lei risponde che, in futuro, J’Vini potrà rispondere dell’omicidio di un ufficiale della Flotta. Anche a Vance la cosa non piace ma, con una poetica analogia musicale, dice che devono aver fiducia in Rillak.
Tilly va a trovare Saru che, nel suo alloggio, sta innaffiando le piante (belin ma quanta umidità nell’alloggio di Saru deve esserci?). Capisce che è stato lui a raccomandarla per la missione e lo ringrazia. E insieme giocano con le piante. Dai, se tanto mi da tanto, Tilly potrebbe diventare il nuovo Boothby con un po’ di impegno. Adesso hanno anche riaperto l’accademia. Sicuramente il posto vacante c’è. Gray, finalmente, si sveglia e (momento coccoloso) ringrazia tutti: Adira, Culber, Xi (che appare prontamente in versione…… Indovinate? Olografica), il lettino su cui era seduto, i tricorder, gli schermi, le porte dell’infermeria. Insomma tutti. Dice che ora può finalmente fare ciò che vuole e vivere. Tradotto, “Ciao Adira”. Infatti lei è la meno contenta di tutti.
Burnham raggiunge Book nel loro alloggio sulla nave di lui (e dateglielo un alloggio sulla Discovery). E, insieme, guardano una versione olografica (evvai ancora con questa tecnologia) della foresta del pianeta di Book. Finalmente riesce a dire anche a lei che comincia a stare meglio.
Che dire, episodio dalle mille sottotrame, non male. Ma non scopriamo nulla di più dell’anomalia. E il presidente di Ni’Var? Avrà mentito sulle luci?
La cosa certa è che gli alieni salvati in questo episodio aiuteranno i nostri eroi, nel finale di stagione, unendosi agli alieni farfalla. Almeno secondo me. E con questo (finalmente direte voi) è tutto. Ci vediamo al prossimo episodio. E se qualcuno vi dice: “Scegli di vivere”, voi correte, correte più forte che potete 🤣🤣🖖🖖🖖